Care amiche, cari amici,
a tutti l’augurio di un fruttuoso cammino verso il Natale. Con questa domenica inizia l’Avvento. Forse non tutti lo sanno, la vita nei borghi e nella città non cambia, semmai ci pensano le insegne luminose e le promozioni commerciali a ricordarlo. Non mi dispiace che compaiano i segni della festa, anche se, di questi tempi, preferirei semplicità e sobrietà.
Se l’Avvento è il tempo dell’attesa, la prima cosa da fare è chiederci quali sono le nostre attese. Per qualcuno sarà una chiamata al lavoro, la nascita di un bebè (la più dolce delle attese!), l’uscita di un concorso, una promozione in carriera; per qualcun altro sarà l’uscita dei numeri del lotto… Tutte le attese ci forniscono un parametro di come vivere “l’attesa del ritorno di Cristo”, giacché il Natale non è solo memoria della sua prima venuta: il Cristo viene e verrà! Ma c’è anche chi vive le sue giornate con monotonia, perché non si aspetta più niente dalla vita. Altri, più catastrofici, si aspettano solo disastri (più di quelli del recente autunno), epidemie (invasione di Ebola), corruzione e criminalità (peggio di così!).
La liturgia cristiana è scandita dal martellante invito di Cristo: “Vegliate”!
“Vegliate”, perché è facile farsi addormentare. Nella leggenda di Dracula, questi si attacca alle persone che dormono e, mentre succhia loro un po’ di sangue, inietta un liquido soporifero che fa sperimentare ancor più dolce il dormire, sicché il malcapitato sprofonda ancor più nel sonno e il vampiro può succhiare sangue finché vuole. Non succede forse così anche sul piano morale? Qualunque sia il “vampiro”, addormenta la coscienza, per cui non senti più neppure il rimorso, credi di star benone e non ti accorgi che stai spiritualmente morendo.
“Vegliate” perché è facile lasciarsi cullare dai sogni. Il sogno ha due caratteristiche. La prima è la brevità: nel sogno le cose non durano come nella realtà; situazioni che richiederebbero giorni e settimane - come la scalata di una montagna - nel sogno avvengono in un attimo. La seconda è l’irrealtà: uno può sognare di essere felice, al sole, su un’isoletta, in un paradiso naturale e svegliarsi nel più nebbioso dei giorni.
È terribile quando uno non arriva più a distinguere il sogno dalla realtà, il virtuale dal reale. Perché sarà portato a pensare di poter ottenere tutto e subito, senza sacrificio né sforzo.
E allora il risveglio sarà brusco e amaro.
Auguro che l’attesa dell’Avvento si traduca per tutti in un attento e rigoroso discernimento su tutta la nostra attività, su cosa guardiamo, quali spese facciamo, come impieghiamo il nostro tempo libero…
Un suggerimento per la preparazione del presepio: lo raccolgo dal ripetuto invito di papa Francesco di “andare alle periferie esistenziali”. Esemplifico: affiancarsi alla carovana dei Magi. Sono i cercatori di verità che scrutano il cielo, le antiche Scritture e le parole dei saggi. Una ricerca a volte drammatica e inquieta. Si mettono in cammino. Cercatori di verità, in fondo cercatori di Dio.
Sostare nel campo dei pastori. Sono i poveri del tempo di Gesù, figura dei “marginali” e degli emarginati di tutti i tempi, alle prese con la fatica di sbarcare il lunario.
Scendere al fiume Giordano. Sulle rive del Giordano si è raccolta la folla dei peccatori, di chi ha sbagliato, di chi è inseguito dai rimorsi, di chi è oggetto delle critiche e persino del disprezzo della gente.
Entrare nel silenzio della “casetta di Nazaret”. A Nazaret, un piccolo villaggio in un territorio di confine, annidato fra i monti, vive una fanciulla nella forma di vita più semplice e comune, trepidante di fronte ad un compito smisurato.
A ciascuno consegno questa affettuosa idea per la preparazione di un presepio che sia “vivente”. Chi l’accoglierà?
Auguri!
a tutti l’augurio di un fruttuoso cammino verso il Natale. Con questa domenica inizia l’Avvento. Forse non tutti lo sanno, la vita nei borghi e nella città non cambia, semmai ci pensano le insegne luminose e le promozioni commerciali a ricordarlo. Non mi dispiace che compaiano i segni della festa, anche se, di questi tempi, preferirei semplicità e sobrietà.
Se l’Avvento è il tempo dell’attesa, la prima cosa da fare è chiederci quali sono le nostre attese. Per qualcuno sarà una chiamata al lavoro, la nascita di un bebè (la più dolce delle attese!), l’uscita di un concorso, una promozione in carriera; per qualcun altro sarà l’uscita dei numeri del lotto… Tutte le attese ci forniscono un parametro di come vivere “l’attesa del ritorno di Cristo”, giacché il Natale non è solo memoria della sua prima venuta: il Cristo viene e verrà! Ma c’è anche chi vive le sue giornate con monotonia, perché non si aspetta più niente dalla vita. Altri, più catastrofici, si aspettano solo disastri (più di quelli del recente autunno), epidemie (invasione di Ebola), corruzione e criminalità (peggio di così!).
La liturgia cristiana è scandita dal martellante invito di Cristo: “Vegliate”!
“Vegliate”, perché è facile farsi addormentare. Nella leggenda di Dracula, questi si attacca alle persone che dormono e, mentre succhia loro un po’ di sangue, inietta un liquido soporifero che fa sperimentare ancor più dolce il dormire, sicché il malcapitato sprofonda ancor più nel sonno e il vampiro può succhiare sangue finché vuole. Non succede forse così anche sul piano morale? Qualunque sia il “vampiro”, addormenta la coscienza, per cui non senti più neppure il rimorso, credi di star benone e non ti accorgi che stai spiritualmente morendo.
“Vegliate” perché è facile lasciarsi cullare dai sogni. Il sogno ha due caratteristiche. La prima è la brevità: nel sogno le cose non durano come nella realtà; situazioni che richiederebbero giorni e settimane - come la scalata di una montagna - nel sogno avvengono in un attimo. La seconda è l’irrealtà: uno può sognare di essere felice, al sole, su un’isoletta, in un paradiso naturale e svegliarsi nel più nebbioso dei giorni.
È terribile quando uno non arriva più a distinguere il sogno dalla realtà, il virtuale dal reale. Perché sarà portato a pensare di poter ottenere tutto e subito, senza sacrificio né sforzo.
E allora il risveglio sarà brusco e amaro.
Auguro che l’attesa dell’Avvento si traduca per tutti in un attento e rigoroso discernimento su tutta la nostra attività, su cosa guardiamo, quali spese facciamo, come impieghiamo il nostro tempo libero…
Un suggerimento per la preparazione del presepio: lo raccolgo dal ripetuto invito di papa Francesco di “andare alle periferie esistenziali”. Esemplifico: affiancarsi alla carovana dei Magi. Sono i cercatori di verità che scrutano il cielo, le antiche Scritture e le parole dei saggi. Una ricerca a volte drammatica e inquieta. Si mettono in cammino. Cercatori di verità, in fondo cercatori di Dio.
Sostare nel campo dei pastori. Sono i poveri del tempo di Gesù, figura dei “marginali” e degli emarginati di tutti i tempi, alle prese con la fatica di sbarcare il lunario.
Scendere al fiume Giordano. Sulle rive del Giordano si è raccolta la folla dei peccatori, di chi ha sbagliato, di chi è inseguito dai rimorsi, di chi è oggetto delle critiche e persino del disprezzo della gente.
Entrare nel silenzio della “casetta di Nazaret”. A Nazaret, un piccolo villaggio in un territorio di confine, annidato fra i monti, vive una fanciulla nella forma di vita più semplice e comune, trepidante di fronte ad un compito smisurato.
A ciascuno consegno questa affettuosa idea per la preparazione di un presepio che sia “vivente”. Chi l’accoglierà?
Auguri!
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