Le Beatrici a Cor.te, beffarde e surreali: le donne (ieri e oggi) secondo Stefano Benni
Sabato 7 marzo, alle ore 21,15, il Teatro CorTe di Coriano celebra la Festa della Donna con una serata di prosa contemporanea tutta in rosa: Le Beatrici, testo teatrale che Stefano Benni ha scritto per Elisa Benedetta Marinoni, Stefania Medri, Beatrice Pedata, Gisella Szaniszlò e Valentina Virando, ovvero il Collettivo Beatrici, con cui l’autore condivide anche la regia dello spettacolo. Assistente alla regia Walter Leonardi, consulenza scene e costumi di Luca Ralli, disegno luci di Paolo Meglio. Produzione Bottega Rosenguild in collaborazione con Pierfrancesco Pisani, Progetti Dadaumpa e Nidodiragno e con il sostegno di Spoleto 55 Festival dei Due Mondi e Nuovo Cinema Palazzo.
Le Beatrici nascono dall’incontro tra lo scrittore e poeta bolognese Stefano Benni e cinque giovani attrici provenienti dalle maggiori scuole di teatro italiane. Monologhi al femminile, poesie e canzoni che sono prima state raccolte nell’omonimo libro (Feltrinelli 2011) per poi diventare uno spettacolo teatrale la cui fortunata avventura è partita dal 55° Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Sul palcoscenico Le Beatrici vivono dello stile ironico e surreale che contraddistingue la fantasiosa scrittura di Stefano Benni. Le attrici Elisa Benedetta Marinoni, Stefania Medri, Beatrice Pedata, Gisella Szaniszlò e Valentina Virando portano infatti in scena un ritmato spartito di voci in cui spiccano una suora assatanata e senza freni, una donna in attesa, una manager senza scrupoli, una mocciosa esibizionista, la Beatrice di Dante per nulla angelicata e addirittura una licantropa romantica. Abitano un mondo astratto, una sorta di circo della fantasia in cui i clichè femminili vengono smontati e le protagoniste scoprono assieme al pubblico la loro natura più profonda. Le attrici giocano al travestimento, in bilico tra i generi, cavalcando di volta in volta le punte di sberleffo comico, i tagli di luce gelida e spietata sulla realtà, l’arrovellarsi del linguaggio nelle mode lessicali più estreme del nostro tempo, i respiri di poesia. Insieme ai personaggi, gli intermezzi letterari e musicali creano un’atmosfera onirica in cui ogni cosa non è mai ciò che appare e ogni affermazione viene felicemente negata, non tanto per far emergere l’eterna dialettica maschile/femminile, quanto a sottolineare l’esilarante e spietato racconto della cacofonia della vita contemporanea, in cui tutti siamo immersi con crescente e pericolosa assuefazione.
Teatro graffiante e diretto, che invita a sorridere ma soprattutto a riflettere sulla complessità della figura femminile, rompendo gli schemi dell'immaginario comune. Nel rifrangersi degli specchi non si capisce più chi sogna e chi è sognato: domina l’ambiguità, percorsa da fremiti di tragicommedia e da pennellate di sapiente ironia.