BRESSON visto da GODARD proposto a SAN MARINO CINEMA
Domanda: anche quando l'esistenza è quella di una 'moschicina'? (“Mouchette, tutta la vita in una notte” del 1967) la cui parabola tragica diventa implicitamente cristologica, elevandosi fino a un vero e proprio Calvario, come quella di “Au hasard Balthazar” dell'anno prima (1966).
L'opera su una bambina violentata e abbandonata è un film-metafora di una bellezza struggente ed essenziale perché, come affermava Bresson, «si crea non aggiungendo ma togliendo». Scriveva il maestro francese «Ciò che è bello in un film, ciò che io cerco, è un cammino verso l’ignoto. In una sceneggiatura bisogna sperimentare la scoperta dell’uomo, una rivelazione profonda del (M)mistero … È l’interiorità che detta le regole in un'arte che paradossalmente risulta esteriore».
Tutto vero, ma che c'entra DIO!?
L’ultimo suo sogno, frustrato e infranto mai realizzato, fu quello di girare un film sulla Genesi, ove sarebbe stato lo sguardo dell’uomo, capace di infinito, a carpire il mistero della creazione, del bene e del male .
Lo avvicina alla dimensione cattolica di Bernanos (suoi i romanzi che ispirano i film) in “concepire la morte non come fine ma come principio, l'inizio di una nuova vita nella quale si potrà trovare la rivelazione di quell'amore sulla Terra appena intravisto...” E a questo punto subentra il concetto di Dio: che c'entra! o se c'entra il Dio-Bambino più umano dell'umano; non si vede nel film (non si prega o invoca mai se non pro forma, esteticamente per così dire) ma sottende a tutto...
fz