Centro Pio Manzù, la sfida di un ritorno

Il figlio dell'artista va avanti, nonostante lo stallo nella procedura di liquidazione, per rilanciare una esperienza durata oltre 40 anni

“Dopo la morte di Gerardo Filiberto Dasi, il centro è morto – spiega Giacomo Manzoni, Presidente della Fondazione Pio Manzù e figlio dell'artista - Non c'è stato, forse più che la volontà, intenzioni, rapporti per fare ripartire subito il Centro. Si è perso un po' di tempo. Un po' tanto...”

Per oltre 40 anni ha fatto di Rimini il palco per i big della scena mondiale, ha messo allo stesso tavolo Bush e Gorbaciov, per madrina Lady D e Sharon Stone. Gerardo Filiberto Dasi era il patron del Centro Ricerche Internazionali, che dedicò all'amico Pio Manzù, nome d'arte di Pio Manzoni, artista e talento del design italiano, morto a 30 anni, nel '69. Le Giornate sono ferme da un decennio; l'anno dopo muore Dasi; oggi, la procedura di liquidazione è ancora in stallo, con le aste – base da 250mila a 149mila euro – che vanno deserte.

“Come 'Fondazione Pio Manzù' – prosegue Manzoni - abbiamo fatto due anni fa un'offerta per l'acquisizione. Il liquidatore l'ha ritenuta bassa per vari motivi. Per noi era una un'offerta congrua per rilevare quello che c'è ancora nella sede di Verucchio. Fatto sta che le due iniziative portate avanti dal liquidatore, quella di due anni fa e quella più recente di novembre, sono andate deserte, perché probabilmente è anche difficile prendere in mano un'eredità così grande e probabilmente è anche alta la richiesta che viene fatta”.

L'immobile di Verucchio è in eredità alle figlie di Dasi; il marchio Pio Manzù è di proprietà dei Manzoni; sul piatto resta l'ampio patrimonio documentale - atti, lettere foto dei grandi ospiti. Giacomo Manzoni va avanti: pronto ad una nuova offerta, ma anche alle vie legali per danni d'immagine, in una vicenda che si ripercuote sulla stessa Fondazione, costituita nel 2018 per promuovere la figura di Pio Manzù. E specifica l'obiettivo: assorbire il Centro, per far rivivere le Giornate, tra Rimini e Bergamo, ripartendo dai temi già allora cari all'artista – sostenibilità, viabilità, come disegnare le città – oggi più che mai attuali.

“Se pensiamo - riflette Manzoni - che nel '67 nel '68 questi personaggi, tra cui mio padre, avevano visto queste problematiche e si immaginavano già queste problematiche e pensavano già delle soluzioni... Le tematiche di quel periodo possono tranquillamente essere riprese, ovviamente in una chiave più contemporanea, per trovare delle soluzioni per tutti”.

Nel video, l'intervista a Giacomo Manzoni, figlio di Pio Manzù e Presidente dell'omonima Fondazione

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