Cinema da oscar anche a SAN MARINO: "12 anni schiavo"

Tratto da un'autobiografia di SOLOMON NORTHUP scritta nel 1853 dopo la Guerra di Secessione da un violinista nero della contea di Saratoga nello Stato di New York: strappato con la forza e l'inganno alla sua vita da commerciati di schiavi senza scrupoli vive l'odissea violenta e segregazionista della deportazione nei campi di cotone del sud Louisiana per ben 12 anni prima di tornare ai suoi affetti liberato da alcuni amici newyorkesi.
Un film duro e spigoloso fatto di lunghi piani sequenza e inquadrature fisse oltre a panoramiche 'paessaggistiche' di contrasto tra il biancore del cotono e il rosso del sangue sulle mani dei raccoglitori o il nero della pelle lacerata e sudata degli schiavi: le cicatrici delle frustate erano il segno di riconoscimento, il pedigree del negro-oggetto-animale, insieme alle marcature dei vari padroni delle tenute di campagna. Colpisce l'indugiare sui dettagli di sofferenza della gente di colore (soprattutto giovani donne e bambini) nel subire soprusi, violenze e torture d'ogni genere, così odiose da urtare il cuore e lo stomaco. Una pellicola epocale quasi fisiologica nell'America di Obama rientra nel politically correct hollywoodiano e anche molto liberal; ma da noi fa pensare alla paura del diverso per stile di vita e colore della pelle non necessariamente nera...

fz

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