Cinema da oscar anche a SAN MARINO: "12 anni schiavo"
Un film duro e spigoloso fatto di lunghi piani sequenza e inquadrature fisse oltre a panoramiche 'paessaggistiche' di contrasto tra il biancore del cotono e il rosso del sangue sulle mani dei raccoglitori o il nero della pelle lacerata e sudata degli schiavi: le cicatrici delle frustate erano il segno di riconoscimento, il pedigree del negro-oggetto-animale, insieme alle marcature dei vari padroni delle tenute di campagna. Colpisce l'indugiare sui dettagli di sofferenza della gente di colore (soprattutto giovani donne e bambini) nel subire soprusi, violenze e torture d'ogni genere, così odiose da urtare il cuore e lo stomaco. Una pellicola epocale quasi fisiologica nell'America di Obama rientra nel politically correct hollywoodiano e anche molto liberal; ma da noi fa pensare alla paura del diverso per stile di vita e colore della pelle non necessariamente nera...
fz