8 capitoli e ½; due tempi; e un percorso di ricerca che non si esaurisce in volume di carta. Senza un “The end” - come piaceva a Fellini - per continuare ad indagare, su altri mezzi e in modo partecipato, il rapporto ancora inesplorato fra Fellini e la moda.
Come Fellini sia stato influenzato dalla moda, i suoi abiti e quelli di scena, il suo rapporto con le modelle – Capucine, Luna, Nico - e i costumisti; i vestiti disegnati e quelli sognati. Ma anche come Fellini abbia influenzato la moda: dal verismo di Dolce&Gabbana, Prada e Fendi, l'onirico di Etro, l'omosessualità in Jean Paul Gaultier. E dalla locandina di Roma, la manipolazione del corpo con l'abito a 5 seni per Lady Gaga.
Percorsi di creatività e indagine anche sulla parola nel'intermezzo “Modyricon” (Moda + Satyricon): dalla A alla Z gli elementi stilistici ricorrenti nella produzione del Maestro.
Paolo Fabbri al Grand Hotel in una veste speciale: fratello di Gianni Fabbri, cui il libro è dedicato, che - scrive Lo Vetro - “dall'alto del suo 'paradiso' mi ha schiuso gli orizzonti onirici di Rimini”.
Nel video, le interviste a Gianluca Lo Vetro, scrittore e a Paolo Fabbri, semiologo
Annamaria Sirotti
Come Fellini sia stato influenzato dalla moda, i suoi abiti e quelli di scena, il suo rapporto con le modelle – Capucine, Luna, Nico - e i costumisti; i vestiti disegnati e quelli sognati. Ma anche come Fellini abbia influenzato la moda: dal verismo di Dolce&Gabbana, Prada e Fendi, l'onirico di Etro, l'omosessualità in Jean Paul Gaultier. E dalla locandina di Roma, la manipolazione del corpo con l'abito a 5 seni per Lady Gaga.
Percorsi di creatività e indagine anche sulla parola nel'intermezzo “Modyricon” (Moda + Satyricon): dalla A alla Z gli elementi stilistici ricorrenti nella produzione del Maestro.
Paolo Fabbri al Grand Hotel in una veste speciale: fratello di Gianni Fabbri, cui il libro è dedicato, che - scrive Lo Vetro - “dall'alto del suo 'paradiso' mi ha schiuso gli orizzonti onirici di Rimini”.
Nel video, le interviste a Gianluca Lo Vetro, scrittore e a Paolo Fabbri, semiologo
Annamaria Sirotti
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