"Sono nato da uno strumento". Figlio di una cantante lirica americana che se ne è andata l'anno scorso a 84 anni, padre di due figlie, Elettra e Francesca e compagno di Patrizia. Nella musica e nelle parole di Eugenio Finardi ci sono le donne con il loro nocciolo di dolore mentre piangono in macchina dopo aver accompagnato i figli a scuola "per un motivo tutto loro" o quella che attraversa la vita con "Un uomo" che le fa sentire "bella forte ed elegante, come se fosse nuda tra la gente". Un incedere maturo, nel racconto della vita e della sua musica, con alcuni brani tratti dall'ultimo lavoro "Fibrillante". Finardi ha accolto il suo pubblico al teatro Titano sul palco Giovanni Maggiore alla chitarra, Paolo Gambino alle tastiere e la nipote Francesca al violoncello. Finardi mette al centro l'umanità disintegrata dalla corsa della finanza mondiale, dalla spregiudicatezza del liberismo. "Un disco di lotta contro il medioevo" così lo ha definito il maestro sul palco, un gigante, suadente e lucido per raccontare un'Italia che ribolle di ingiustizie.
Valentina Antonioli
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