Il diavolo visto da Avati
Distribuito dopo molte traversie dalla 01 e prodotto da RAI CINEMA al “CINEMA IN GIARDINO” di Riccione, sabato alle 21, PUPI AVATI presenta IL SIGNOR DIAVOLO tratto dall'omonimo libro scritto dal regista ma con un finale a sorpresa pensato per le sale
Il libro edito da Guanda ha un titolo esteso da citare in corsivo minuscolo (come nelle sacre scritture) “Il signor diavolo. Romanzo del gotico maggiore” e parla del maligno nella tradizione popolare della Chiesa preconciliare anni 50. Elegia del male per il male, nel mondo contadino lombardo veneto e pure democristiano da fronte popolare degasperiano, con un finale cinematografico sorprendentemente diverso da quello letterario. Il quadro “spaventevole” che ispira l'horror bolognese, “gotico de paura”, del regista-scrittore sin dalla CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO del 1976 (stessi attori, oltre a HABER monaco esorcista, ambientazioni da basso Polesine e Lagune 'venezianrovigotte' tra Chioggia e Comacchio dove il tempo si è fermato) è il dipinto in copia del Van Dick di casa dell'Avati bambino: Ritratto degli Arnolfini che torna ancora oggi. La paura del buio, l'oscuro e SOMMO MALE, diventa MALIGNO fatto persona anzi persone... C'è qualcosa nelle zanne sconnesse del maiale selvatico, del figlio deforme e degenere, della neonata dilaniata, del ragazzino omicida nel finale horror; nei denti mandati come indizio (monito) di morte al funzionario politico del ministero intento a indagare i fatti tra preti, suore e sagrestano; e che a sua volta digrignerà i denti...
fz