Un documentario di fotografia: scatti girati come al ralenti ma con la macchina da presa. Pose così vere e crude da poter sopravvivere mute... Khalik Allah le sonorizza e dà loro una voce di donna (e di raccordo) tra gli spari, il traffico e le doglie del parto. Intervalli in istantanee fugaci che ricordano la sua patria esistenziale: LA GIAMAICA. BLACK MOTHER è una donna senza nome.Trilogia femminile in trimestri gestazionali della madre. 3/6/9: dalla morte in strada alla vita dopo la nascita si passa da UN CANTO DI LODE (the ny times) alla ODISSEA CRUDA E DENSA (the guardian) mentre nel docufilm le voci sono fuori sinc rispetto ai volti e soprattutto ai corpi. Ci sono comunque i figli orgoglio di un mondo povero alla deriva che continua a sperare nella vita. Prostitute e mendicanti, tossici, persone che ci guardano, dritto in faccia!, attraverso l'obiettivo della (foto)cinepresa ti sfidano titubanti e feriti; le facce sono una provocazione (degli ultimi) anche per lo spettatore.
fz