Ma che CENERENTOLA! se diventa fiaba meno favola 'americana' del solito

Kennet Branagh, il più teatrale dei registi anglo-irlandesi da cinematografo, scomodato non a casa per una fiaba neanche tanto favola di Perrault ben poco hollywoodiana e lontana dall'animazione americana anche da “special effects” (che pur ci sono e alla grande: vedi zucca-cocchio e cavalli-topini per non parlare dei gechi - cocchieri marronverde lucertola). Secondo i canoni del merchandising o marketing che di si voglia è 'politicamente' scorretta, molto visionaria, se per visione intendiamo un certo 'stupore' (brillante) patinato color pastello di un cinema che non c'è più ma che non muore visti i giovani innamorati in multisala romagnola e le mamme con bambini non senza 'paparini' al seguito ( soprattutto le femmine ma non solo). Valori: bontà piena, coraggio e gentile pazienza. “Cinderella - Cenerentola”, mai doma eppure sempre buona, tosta senza paura del presente (da serva) che contiene i germi del futuro (da regina) basati sul passato (da figlia, in famiglia). Affronta il destino e lo sfida con l'aiuto della magia di una fata 'turchina' (camuffata da strega) le è madrina (mamma del cielo...) capace di “evocare la vita reale così com'è: un Mistero!” (direbbe Chesterton).
fz

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