McEnroe, l'ultimo imperatore, del docufilm
San Marino Cinema porta a casa, al Concordia (martedì 21 e mercoledì 22 maggio), una prima assoluta: “John McEnroe, l'impero della perfezione” di Julien Faraut premiato dalla critica al Festival di Pesaro
Forma e grammatica del docufilm: intima connessione tra cinema e tennis (uomo contro uomo: McEnroe, un campione contro se stesso...), teoria e tecnica della comunicazione (sportiva) d'elite (il tennis) alla massa. FARAUT parte dall'ex tennista GIL de KERMADEC autore di filmati sperimentali (vere e proprie visioni di movimento) sul campo al Roland Garros, tra 70 e 80, negli anni d'oro del genio americano del tennis. Secondo GODARD “ il cinematografo mente lo sport individuale mai” per il rapporto che ancora c'è tra libertà e tempo. Il “cattivo ragazzo” degli States con la sua meccanica e lo spostamento di senso ha cambiato il tennis e anche il cinema sportivo da vero “IMPERATORE della perfezione”. Una ossessione del taglia e cuci (20 telecamere libere sparse sul campo e 2 personalizzate solo sui giocatori: è lì la rivoluzione!) trama disegnata dalle performance di McEnroe (il più grande tra gli attori-agonisti). Il tennista americano era imprevedibile perché tormentato come uomo; e la racchetta era un'estensione della sua anima frustrata dal perfettibile... John è così fragile sulla terra rossa, 'sporcata' dal terreno sconnesso, rendendo il campione impreciso ( nella sua bellezza) tanto da farlo somigliare a Buster Keaton.
fz