CULTURA

Mese dantesco, Maurizio Gobbi con la lectio “Dante inviato celeste”

La Divina Commedia concepita come poema sacro e Dante, investito di una missione salvifica, chiamato ad essere guida in un itinerario di purificazione: è l'uscita dal peccato, verso la redenzione di una umanità corrotta, divenendone giudice e indicandone il riscatto. In questo quadro un profondo conoscitore del poema come il professor Maurizio Gobbi parla al pubblico del mese dantesco, attraverso le numerose invettive di Dante, in una ricognizione articolata, che lui stesso misura in oltre 300 versi nelle tre cantiche, mentre ne richiama la piena attualità.

“Dante – spiega Gobbi - si scaglia prima di tutto contro Firenze, che lo aveva schiacciato e lo aveva mandato in esilio. Ma si scaglia anche contro l'Italia corrotta. Quindi, penso che delle analogie ci siano con la situazione contingente e attuale. Si scaglia anche contro l'Impero, a livello universale, perché i cittadini dell'impero si sono divisi in Guelfi e Ghibellini, quindi due partiti. A Dante questo non sta bene, vuole che ci sia un autorità unica, quella dell'imperatore che porta l'ordine. Chiaramente lui ha una visione reazionaria, perché era un uomo del suo tempo. Però, insomma, delle analogie ci sono”.

Invettive contro le autorità laiche e i pontefici corrotti - in testa Bonifacio VIII - ritenuto responsabile del suo esilio; contro i nemici personali; attacchi ai genovesi e ai romagnoli; contro le città toscane: oltre a Firenze nel Canto di Ulisse, Pistoia e Arezzo, nel Canto del Conte Ugolino c'è Pisa.

Nel video, l'intervista a Maurizio Gobbi

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