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Nobel per la pace: sguardo puntato sulle donne

8 ott 2013
Nobel per la pace: sguardo puntato sulle donne
Nobel per la pace: sguardo puntato sulle donne
Malala, pakistana, 16 anni, un anno fa ferita alla testa dall'integralismo islamico all'uscita da scuola. E' già il simbolo della lotta per la conquista dei diritti delle donne della sua terra, primo fra tutti il diritto all'istruzione. Minacciata di morte dai talebani, parla all'ONU all'assemblea della gioventù per dire: “Non uccideranno mai i miei sogni”.
Simbolo di emancipazione femminile in un paese musulmano, il suo nome è insieme a 259 candidati al Nobel più atteso: per il mantenimento della pace. Una cifra mai raggiunta prima per il premio di Oslo. Ci sono grandi nomi: da Bill Clinton al presidente riformista birmano Thein Sein, Vladimir Putin per il suo ruolo nella crisi siriana. Uomini e anche oltre 50 ONG, come l'Unesco, e c'è anche il recentissimo appello per dare il premio alla città di Lampedusa per l'umanità di un popolo nell'accoglienza ai migranti in fuga.
Ma in testa alla lista, quella ipotizzata dal Peace Reaserch Institute – ci sono soprattutto le donne.
Vicino a Malala, sono Lyudmila, Svetlana e Lilya: insieme si battono per una svolta democratica in Russia nella denuncia di irregolarità nell'esercizio del voto; donne nella fede che portano educazione dove c'è guerra: suor Maria Tarcisia Lakot nella scuola di Santa Bakita, nord dell'Uganda.
Donne alla ricerca della verità, il procuratore generale del Guatemala Claudia Paz nell'accusa di genocidio all'ex presidente Rios Montt.
Pace cercata e costruita nel lavoro quotidiano: verso il Nobel anche Denis Mukwege, medico in Congo, cura le vittime di violenza sessuale. Irom Sharmila, attivista, si batte per i diritti e la dignità delle donne indiane.

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