Quando sul Titano si estraeva gas
Fin dai primi anni '50 ci furono vari tentativi di trovare nel sottosuolo sammarinese riserve di idrocarburi. Federico Bigi ne discusse con il fondatore dell'Eni Enrico Mattei, ma senza esiti. Nel 1954 la Società Nazionale Idrocarburi chiese al Congresso di Stato informazioni per poter sondare il territorio, tentando di costituire anche un'apposita Società denominata Atlas Sa. Anche questo tentativo non sortì risultati ma secondo il professor Ruggeri di Messina, che eseguì studi approfonditi, il sottosuolo sammarinese era ricco di metano e il 31 marzo 1958 arrivò il primo atto concreto con la firma di una apposita convenzione tra la Sams – società anonima mineraria sammarinese - e il Governo. Nel 1958 le prime trivellazioni a Galazzano dove attualmente si trova la Fade e Giuseppe Muccioli, classe 1936, è l'unico superstite degli operai che ci lavorarono.
All'epoca viveva lì vicino e ci lavoro' solo pochi mesi perché il gestore – che tra l'altro non gli pagò tutti gli stipendi - era considerato poco affidabile dalla società concessionaria e l'impianto visse alcune vicissitudini.
La Sams realizzò un pozzo d'estrazione anche poco fuori il confine di Galazzano lungo la strada per Verucchio e Ventoso. In territorio sammarinese altri pozzi vennero realizzati anche a Torraccia e a Domagnano, con portata fino 4.000 metri cubi. All'inizio degli anni '70 tutto si fermò, anche se i giacimenti non erano esauriti. Con le trivelle dell'epoca si scavò fino a 600-700 metri di profondità ma il metano ricavato non rendeva economicamente vantaggiosa l'estrazione. Da allora, sul Titano come altrove, le tecnologie di estrazione si sono evolute e nei principali giacimenti italiani di metano si scava anche fino a 5.800 metri.
luca salvatori
(Si ringrazia per la collaborazione Claudia Malpeli della Biblioteca di Stato; Danilo Micheloni dell'Archivio di Stato; Alessandro Pejrano Romero; Gen. Leonardo Lonfernini; gruppo facebook "Amici della Storia Sammarinese")