Rimini ha cantato “Rimini”, Dori Ghezzi alla giornata per il nostro Fabrizio
Una serie di coincidenze l'hanno portata all'incontro con le altre quattro mani, quelle di Meacci e Serafini. Coincidenze in cui Fabrizio e Dori credevano molto, come ci conferma ripetutamente e puntualmente il libro e come se la storia sia sempre stata una sola, anche quando loro non si conoscevano. I due sceneggiatori infatti hanno incontrato De Andrè nel '92, quando erano studenti di italianistica alla Sapienza. Un loro saggio sulla “lingua cantata” aveva portato Fabrizio a regalare ai giovani una postfazione per quello che sarebbe poi diventato un saggio: era una lettera in cui, tra le righe, si coglieva l'amore per la sua Dori. Lettera di cui lei non sapeva nulla fino all'incontro con Meacci e Serafini.
In serata, alla Corte degli Agostiniani, un gruppo di autori riminesi ha reinterpretato tutto il disco “Rimini”, sotto l'attenta guida del giovane Maestro Federico Mecozzi che ha riarrangiato le tracce per l'Orchiestra Rimini Classica. Andrea Amati, Dany Greggio, Massimo Marches, Massimo Modula, Giuseppe Righini e NicoNote hanno emozionato il pubblico con canzoni come “Sally”, “Parlando del naufragio della London Valour”, passando per “Coda di Lupo” e “Andrea”.
Seconda parte dedicata invece agli interpreti “ospiti” che hanno ripercorso altre perle del repertorio deandriano. Federico Braschi, John De Leo, Andrea Appino, I Ministri e il duo Musica Nuda hanno rotto gli schemi classici della reinterpretazione, fornendo al pubblico versioni intime, personali, trasfigurate, “per portare De Andrè oltre il 2018”. Rimini si conferma così, per dirla con Faber, non solo “gelati e bandiere”.
FM