Goffrey Rush e Donald Sutherland, per dirne due, magistralmente diretti dal Totuccio nazionale, siciliano già premio oscar. Lui ha scritto e immaginato una storia sconvolgente sull'amore in senso pieno quello basato sul binomio falso/vero. Un battitore d'asta, antiquario esperto d'arte e cose belle, attempato un po' scorbutico e sicuramente misantropo: leggermente misogino capace di conservare gelosamente in una stanza-cassaforte i più bei ritratti di donna della storia della pittura di valore inestimabile, d'un tratto si stravolge. Una giovane misteriosa donna malata di agorafobia vive reclusa in una antica villa in decadenza piena di tesori attira il il battitore - esperto di valutazioni e stime trasformandolo in uno strumento di passione, che involve su se stesso dissipando ( perdendo) tutto: patrimonio e vita.
Falsa lei, vero lui che prima si nascondeva, in fine autentici nell'amore anche la fanciulla si trasforma in donna per lui... e scompare. La pellicola è bella davvero e tale può essere considerata: nel senso di srotolarsi facile come una vera narrazione letteraria ed è cinema che si racconta uscendo dai vecchi cassetti di casa Tornatore. Il mastro fa dire ai suoi personaggi in cerca d'amore: “ogni falso contiene una parte dell'originale” per cui “si può falsificare veramente un'amore?”.
Invece il titolo solo apparentemente banale (difficile da ricordare) deriva da una certa percezione maschilista dell'altro sesso (debole?) che al nostro protagonista proprio non appartiene: (parla il maturo segretario particolare alle vendite) vivere con una donna per tanti anni è proprio “come un'asta e fino all'ultimo non sai se la tua è LA MIGLIORE OFFERTA”...
fz
Falsa lei, vero lui che prima si nascondeva, in fine autentici nell'amore anche la fanciulla si trasforma in donna per lui... e scompare. La pellicola è bella davvero e tale può essere considerata: nel senso di srotolarsi facile come una vera narrazione letteraria ed è cinema che si racconta uscendo dai vecchi cassetti di casa Tornatore. Il mastro fa dire ai suoi personaggi in cerca d'amore: “ogni falso contiene una parte dell'originale” per cui “si può falsificare veramente un'amore?”.
Invece il titolo solo apparentemente banale (difficile da ricordare) deriva da una certa percezione maschilista dell'altro sesso (debole?) che al nostro protagonista proprio non appartiene: (parla il maturo segretario particolare alle vendite) vivere con una donna per tanti anni è proprio “come un'asta e fino all'ultimo non sai se la tua è LA MIGLIORE OFFERTA”...
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