Secondo il presidente della Fondazione Carim Pasquinelli il fatto che la Cassa di Risparmio di Rimini controllasse il sammarinese Cis è stata la ragione che ha determinato il commissariamento dell’istituto a febbraio 2010. Per Banca d’Italia, ha detto Pasquinelli, il Credito Industriale Sammarinese era la pietra dello scandalo. Ora è dunque sul mercato e ci sono già serie manifestazioni d’interesse: in pole position la Banca di San Marino. Che è in procinto di comprare anche la San Marino International Bank, commissariata dall’11 febbraio. Trattative in corso inoltre per la commissariata Banca Commerciale: secondo i rumors il 50% del pacchetto azionario potrebbe interessare alla Asset, mentre l’imprenditore toscano Polidori comprerebbe il restante 50%. Comunque vada il panorama bancario sammarinese sta cambiando in gran parte i suoi connotati. Lo “tsunami” scudo fiscale, le indagini delle procure e le pressioni di Bankitalia – che neppure tanto velatamente ha “consigliato” ai gruppi italiani di liberarsi delle partecipazioni sammarinesi – hanno determinato cambiamenti inimmaginabili, solo un anno fa quando le banche operanti sul Titano erano 12. Tra pochi mesi – considerando anche la fusione Bac-Ibs – diventeranno 9, 10 o forse 8. Tutto dipende dai progetti operativi degli acquirenti di Banca Commerciale, Cis e Smib. Ma a prescindere dal calo del numero degli intermediari bancari – crollato, tra l’altro quelle delle finanziarie – è l’indicatore della raccolta del sistema a preoccupare: a gennaio 2009 nelle banche sammarinesi c’erano 13 miliardi e 800 milioni; all’inizio del 2010 erano diventati 9,9 miliardi; a giugno 2011 la raccolta bancaria era caduta sotto gli 8 miliardi di euro. Poi nessun’altro dato ufficiale anche se Banca Centrale, a fine luglio, aveva annunciato aggiornamenti statistici sul sito a cadenza trimestrale.
Luca Salvatori
Luca Salvatori
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