Anis contro il progetto che aumenta il costo del lavoro nell'assunzione dei frontalieri
“Una norma che appare discriminatoria e anacronistica, in contrasto con gli accordi con l'Italia, e che potrebbe minare il percorso per l'accordo di associazione con l'UE”. L’aumento del 7% per le nuove assunzioni di lavoratori frontalieri, emerso nell’incontro convocato dal Governo con le parti sociali di giovedì scorso, proprio non piace agli industriali sammarinesi. In quell'occasione il presidente Ceccato, aveva chiesto che il provvedimento venisse “profondamente rivisto in funzione di veri interventi per lo sviluppo delle imprese”. E non mancano forti perplessità anche sul metodo utilizzato dall'Esecutivo. “Appare quantomeno strano – si legge in una nota – che venga presentato un Progetto di Legge sullo sviluppo già scritto, e il giorno seguente si avvii il nuovo tavolo tripartito, che ha – tra gli obiettivi – proprio lo sviluppo del Paese”. ANIS ritiene che la novità più significativa, contenuta nel pacchetto proposto dal Governo, sia proprio l'art.4, che da una parte rende più libera l'assunzione dei frontalieri, ma dall'altra prevede un maggiore onere contributivo rispetto alla contrattualizzazione di un lavoratore sammarinese. Gli industriali sostengono che il mercato del lavoro interno sia spesso privo delle necessarie professionalità, e ritengono che – già oggi – sia difficoltoso attirare le migliori competenze in Repubblica. “Ci chiediamo quindi quale imprenditore – recita il comunicato – possa essere spinto ad investire a San Marino”. “Cogliamo quindi con favore – conclude ANIS – la decisione di non portare il Progetto di Legge in Consiglio Grande e Generale già nella sessione di marzo, auspicando che venga ritirato ed eventualmente ridiscusso nell'ambito del nuovo tavolo tripartito”
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