Un anno fa il Moneyval rimosse la procedura rafforzata nei confronti di San Marino
Il primo campanello d’allarme, all’inizio di aprile 2008. L’allora segretario agli Esteri Fiorenzo Stolfi, a Strasburgo per una conferenza sul dialogo inter-religioso, incontra anche gli esperti del Moneyval. Christos Giakomopoulos e Jhon Rigghutt fanno presente che l’ordinamento sammarinese anti-riciclaggio è gravemente lacunoso e verrà quindi avviata la procedura rafforzata. Sulle cosiddette “40+9” raccomandazioni del Gafi in 20 casi il giudizio è non conforme. Si tenta di tamponare con una nuova legge antiriciclaggio, ultimo provvedimento della precedente legislatura. Ma San Marino, alla prima verifica di Strasburgo, resta in procedura rafforzata: circostanza che alimenta diffidenze, più o meno giustificate, da parte di Bankitalia e altre istituzioni italiane. Le banche di san marino diventano extracomunitarie, viene loro assegnato il codice 729. L’Iccrea e l’Icbpi minacciano di sospendere i loro rapporti con gli intermediari sammarinesi e li manterranno in seguito, ma solo in parte. Nel maggio 2009 gli ispettori di Bankitalia commissariano il gruppo Delta e la procura di Forlì decapita i vertici della Carisp con arresti eccellenti. Il 24 settembre 2009 Strasburgo rimuove la procedura rafforzata nei confronti di San Marino, valutando con favore le novità legislative ed operative nell’antiriclaggio. Ma la vicina Italia non ne tiene conto e resta immutato il clima di diffidenza.
Luca Salvatori
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