Approvata la riforma previdenziale: cosa prevede
L’importo della pensione è calcolato sul totale delle retribuzioni o dei redditi degli ultimi 10 anni (15 anni per i lavoratori autonomi). Questa somma viene divisa per 2.160 contributi giornalieri e il valore ottenuto è moltiplicato per 16,615. Aumentano le aliquote contributive: dall’1,6 al 3,6% a carico del lavoratore e dal 10,3 al 14,3 a carico del datore di lavoro. La pensione minima è subordinata all’assenza di redditi superiori a 1.200 euro, fatta salva la rendita catastale della propria casa. La riforma fissa anche una serie di disincentivi per chi intende andare in pensione prima del tempo. Chi ha raggiunto i 60 anni di età e almeno 35 anni di servizio subirà un abbattimento dell’importo del 4% per ogni anno che manca al raggiungimento dei 40 di servizio previsti dalla legge e comunque fino al 65esimo anno di età. Gli incentivi invece permettono a coloro che hanno maturato la pensione, ma chiedono di rimanere in servizio, di erogare in busta paga l’80% dell’aliquota previdenziale complessiva, mentre il restante 20% viene versato al fondo pensioni come contributo di solidarietà. Questo importo non è tassabile.