Aumento del gasolio: i pescatori in rivolta, niente pesce sulle tavole
Dopo il riposo per la festa del 2 giugno, i pescatori riminesi non torneranno in mare. I presidenti di cooperative e consorzi del mare attendono l’esito di due incontri: uno il 3 giugno a Bruxelles con il commissario europeo per la pesca e l’altro il 4 giugno con la Commissione agricoltura. Se non otterranno garanzie lo sciopero potrebbe proseguire a oltranza. Sono soprattutto i grossi e medi pescherecci dediti alla pesca allo strascico, quelli messi in ginocchio dal boom del prezzo del gasolio, passato in un anno e mezzo da 40 a 82 centesimi di euro al litro. Va meno peggio per le barche più piccole che pescano a un paio di miglia dalla costa e non praticando lo strascico possono spegnere il motore. Tutte insieme, le marinerie italiane, francesi, portoghesi e spagnole, hanno detto che se il gasolio non scenderà a 40 centesimi in Europa, compresa la Croazia, non si riprende il mare. Secondo la Federpesca, ad avere lasciato in porto l’imbarcazione dalla mezzanotte di ieri sono 13mila addetti, su un totale di 15mila, che svolgono i mestieri a più alto consumo di carburante e quindi i più coinvolti dalla protesta. Sempre ieri i pescatori francesi hanno bloccato il porto di Le Havre, il secondo del paese, dopo quello di Marsiglia. In Spagna e Portogallo è scattato uno sciopero generale illimitato dei pescatori per protestare contro il caro-carburante e chiedere ai due governi misure di aiuto al settore.
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