Aziende in fuga da San Marino. Come si traducono queste cifre in termini di occupazione?
Innanzitutto occorre fare chiarezza: ci sono aziende che chiudono - in maggioranza piccolissime realtà - e ci sono imprese che hanno scelto, spinte dagli ultimi avvenimenti - decreto incentivi in primis - ad aprire una commissionaria in Italia. Solo nel primo caso c’è una effettiva ricaduta in termini occupazionali. Ed è abbastanza sorprendente constatare che il periodo di maggiore sofferenza per il mercato del lavoro si è registrato non in questi ultimi mesi - i mesi dello spauracchio della black list italiana - bensì nel periodo compreso fra il giugno dello scorso anno ed il gennaio 2010. I dati sono forniti dall’Ufficio del Lavoro. 12 mesi fa i disoccupati in senso stretto erano 388; il numero, nell’arco di 7 mesi, era salito poi a 555. L’ultimo dato, quello di giugno 2010, parla di 622 disoccupati in senso stretto. Ma attenzione, tra queste persone alla ricerca di un’occupazione, solo 167 vengono dalla mobilità: da aziende cioè che hanno chiuso o tagliato il personale. A gennaio, per dire, erano 170. E anche per quanto riguarda il numero delle imprese operanti in Repubblica i dati sono interessanti. La maggior parte delle oltre 200 aziende che hanno chiuso i battenti - di cui si era spesso parlato in questi giorni - hanno in realtà cessato la propria attività nel solito periodo: quello tra giugno 2009 e gennaio 2010; il periodo più duro della crisi economica, ma soprattutto quello durante il quale il Governo sammarinese ha fatto gli sforzi maggiori per intraprendere la strada della trasparenza, dell’adesione agli standard internazionali.
Gianmarco Morosini
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