Biagio Bossone e Luca Papi rimettono il loro mandato al Consiglio Grande e Generale, in aperta polemica con il Governo. Nella lettera destinata alla Reggenza parlano di un atto grave del Governo che sconfessa l’azione di ammodernamento del sistema finanziario, vanifica l’operato di Banca Centrale per rappresentare la stabilità e consentire l’integrazione internazionale. Contestano con decisione le affermazioni dell’esecutivo sulla volontà di rafforzare l’azione di vigilanza. “Il Governo – scrivono testualmente Bossone e Papi – non dice delle interferenze e delle pressioni esercitate per condizionare l’azione di vigilanza di Banca Centrale, per sospendere ispezioni scomode, concedere autorizzazioni in assenza di requisiti, ammorbidire interventi e sanzioni”. E’ un pesantissimo atto d’accusa che denuncia condotte che se confermate metterebbero seriamente a repentaglio l’autonomia dell’Authority finanziaria. Presidente e direttore generale fanno anche notare che la sconfessione dell’operato di banca Centrale è arrivata proprio nel giorno in cui il Fondo Monetario ha espresso invece valutazioni positive sull’azione di vigilanza portata avanti. Non accettano la rimozione di Caringi e gli attacchi del governo e neppure i tentativi di quello che definiscono “addomesticamento”. Fanno notare che tutto questo apre una crisi per il sistema e per la credibilità delle istituzioni. Il loro sfogo tocca anche la politica, rea di essere rimasta in silenzio e, pur facendo qualche distinguo, anche il mondo bancario. “Non possiamo portare avanti – scrivono – sforzi ostacolati da chi dovrebbe invece sostenerli”. Una decisione che apre una fase assolutamente critica, tanto più che insieme a Bossone e Papi anche Luciano Murtas, ex funzionario di Banca d’Italia, ha voluto manifestare il proprio dissenso dimettendosi dal coordinamento della vigilanza e, di fatto, lasciando questo organo senza alcun componente, dopo la rimozione di Caringi.
Sergio Barducci
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