Giornata convulsa in Banca Centrale conclusa con il sollevamento dall’incarico per il capo della vigilanza, Stefano Caringi e la salita di Presidente e Direttore Generale dalla Reggenza. Nessuno sa che cosa si siano detti ma i volti scuri dei vertici di via del Voltone sembrerebbero dare corpo alle voci che circolavano nel tardo pomeriggio, e cioè che Bossone e Papi stessero valutando la possibilità di rassegnare le loro dimissioni. I due, con toni cortesi ma fermi rifiutano di rilasciare dichiarazioni. Aria pesante fin dalla mattinata, quando uno dopo l’altro i componenti del Consiglio Direttivo sono arrivati ad una riunione che si preannunciava rovente. Nei giorni scorsi il Governo aveva espresso chiaramente al Comitato per il Credito e il Risparmio la sua posizione sul “caso Caringi”, venute a meno le condizioni di fiducia si dovevano trarre le debite conclusioni. Poco dopo il CdA aveva affrontato la questione rinviando ad oggi la difficile decisione. L’ex funzionario di Banca d’Italia non guiderà più la vigilanza di Banca Centrale. Soluzione non condivisa da Bossone e Papi, che dopo aver comunicato al Consiglio Direttivo che avrebbero fatto le loro valutazioni, sono saliti dai Capi di Stato, considerato che la nomina del Presidente è affidata al Consiglio Grande e Generale che sul direttore esprime il gradimento. E’ l’epilogo di un braccio di ferro iniziato a fine anno, quando il governo manifestò alcune critiche, ritenute ingiustificate dai vertici di banca centrale. Nessun commento dall’esecutivo. Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Antonella Mularoni, da noi interpellata, si limita a dire che il governo intende rafforzare l’azione della vigilanza e non indebolirla e che Banca Centrale è assolutamente un organo di grande rilievo, un supporto importante nella strada intrapresa per la trasparenza. Martedì il consiglio direttivo tornerà a riunirsi e in quell’occasione si conosceranno, probabilmente, meglio le motivazioni contenute nella delibera adottata oggi.
Sergio Barducci
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