Banche: il sistema dovrà cambiare

Aprire a nuovi mercati significa non solo rivolgersi verso piazze più lontane ma vedere arrivare in casa propria istituti di credito esteri, che avrebbero il merito di portare una ventata di concorrenza, spingere ad accrescere il livello professionale di tutti, assicurare una maggiore occupazione di giovani preparati. Non è per nulla spaventato dall'ipotesi di nuovi concorrenti, anche di banche blasonate, il presidente di Asset Banca, Stefano Ercolani. Anzi. A suo parere questo non potrebbe che avere risvolti positivi:“Ben venga – afferma – la concorrenza. Ogni forma di protezionismo sarebbe anacronistica e non può che nuocere al libero mercato”. Certo però che l'assetto del sistema creditizio dovrà vivere un passaggio di trasformazione, di consolidamento, che dovrà passare anche da forme di aggregazione o di fusione fra istituti. “Il problema – spiega Ercolani – non sta nei numeri. Sei banche possono essere troppe per qualcuno o poche per qualcun altro. A decidere il numero ideale sarà solo ed esclusivamente il mercato. Oggi il sistema della Repubblica vanta una raccolta vicina ai 7 miliardi di euro, paragonabile a quella di una banca regionale di medie dimensioni. “Ci sentiamo piccoli – sostiene Ercolani - e abbiamo l'esigenza di crescere”. Ma crescere significa investire in formazione, aumentare i servizi, magari mettere in rete competenze e professionalità fruibili da tutte le banche insieme, abbandonando le vecchie logiche degli steccati. “Stiamo ragionando in questi termini – rivela il Presidente di Asset – lavorando sulle differenze che caratterizzano i singoli istituti di credito, per creare i presupposti di ottimizzazione del mercato”. A questo sarebbe funzionale l'arrivo di banche straniere e il livello di trasparenza raggiunto dal sistema non solo lo consentirebbe ma lo favorisce. “Parlare di specializzazione e di apertura – conclude Ercolani – significa auspicare l'arrivo di nuovi capitali ma anche l'uscita oltre confine da parte di qualcuno di noi, e questo consentirà di non pestarci più i piedi sul mercato interno”.

SB

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