Alla luce della lettera inviata dal premier Monti a San Marino si profilano cambiamenti importanti, e finalmente in positivo, per le aziende sammarinesi. A queste, lo scorso anno, era stato chiesto se avessero avuto problemi a causa dell’inserimento nella lista nera italiana. Nell’ottobre del 2010 il 39% delle aziende aveva risposto che sì, c’erano problemi. Questa percentuale era salita al 61% nel maggio 2011, in pratica le aziende in difficoltà erano raddoppiate. Nell’ottobre 2011 la percentuale era lievemente scesa al 57%. Ad essere più colpito, il settore delle finanziarie, l’88%, e dicevano di avere problemi il 50% delle imprese industriali, commerciali, e dei servizi. Come avevano reagito? Anzitutto rassicurando i loro clienti fornendo le giuste informazioni, oppure ricorrendo a forme di consulenza. Pochissime aziende, in realtà, avevano pensato di trasferire totalmente la propria attività in Italia. Alla domanda se ritenevano che le istituzioni o gli enti di San Marino avessero strumenti idonei a superare la crisi di mercato, il 67% delle imprese aveva detto sì, mentre il 33% riteneva di no, che la situazione cioè non dipendesse da decisioni interne ma solo dall’esterno. Le imprese però sono passate da un atteggiamento di attesa, quasi passivo nei confronti di quanto avveniva, ad un atteggiamento attivo, di impegno e di scelte radicali, come l’espansione o il ridimensionamento della propria attività. Se prima queste ultime erano il 13%, alla fine dello scorso anno erano salite al 30%.
Francesca Biliotti
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