Rigore. E’ questa la parola d’ordine del G20. Sulla priorità di “sostenere la crescita” tutti d’accordo, è il “come” che divide. Il summit si chiude con un unico risultato concreto: obiettivi minimi per il taglio dei deficit e dei debiti pubblici. Una vittoria a metà per l’Europa, che invece perde sulla tassa globale sulle banche, bocciata assieme all’ipotesi di una tassa sulle transazioni finanziarie. In sostanza “un colpo al cerchio e uno alla botte” nella delicata ricerca di una linea condivisa. Da una parte l’Europa, che non poteva cedere sul consolidamento dei conti pubblici, bestia nera da riportare sotto controllo; dall’altra gli Stati Uniti, preoccupati che un eccessivo rigore possa soffocare la ripresa. Alla fine l’ha spuntata la linea europea. L’impegno è quello di dimezzare i deficit entro il 2013, e di stabilizzare il trend di riduzione dei debiti pubblici entro il 2016. Resta l’allarme occupazione,“a livelli inaccettabili in alcuni paesi”. Il G20, per favorire una crescita vigorosa, guarda alla totale libertà di attuare misure differenziate e concepite sulla base delle peculiarità nazionali, in un quadro di finanze sane. Una discrezionalità applicabile anche alla tassa sulle banche, bocciata come approccio globale ma attuabile dai singoli paesi. Per Obama gli Usa stanno guidando con l'esempio: le loro azioni audaci hanno avuto successo sulla strada della crescita economica. “Dobbiamo essere consapevoli – ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti - che la nostra salute fiscale sarà basata in futuro in gran parte sulla nostra abilità nel creare oggi crescita e occupazione. Ogni Paese traccia il suo percorso ma non ci devono essere fraintendimenti: ci stiamo muovendo tutti nella stessa direzione". E a margine dei lavori violenti scontri tra forze dell’ordine e manifestanti. Più di 500 le persone arrestate.
Monica Fabbri
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