Il Consiglio dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, con senso di responsabilità e partecipazione civile ai problemi della Repubblica, intende assumere una propria posizione in questi giorni in cui prende forza la protesta di piazza dei lavoratori autonomi contro la SMAC. Da mesi assistiamo all’emanazione di decreti e circolari che stanno concretizzando il progetto del Governo di realizzare uno strumento di certificazione dei ricavi degli operatori economici, come strumento di lotta all’evasione, sia di documentazione delle spese deducibili dalla dichiarazione dei redditi per i privati cittadini. Come Ordine dei Commercialisti, spesso in rappresentanza degli altri ordini e collegi professionali della Commissione Nazionale delle Libere Professioni, abbiamo partecipato ad incontri con il Governo per rappresentare la nostra posizione critica ma costruttiva sull’implementazione della SMAC nel nostro sistema, elaborato dalla nostra Commissione Fisco. Abbiamo presentato proposte di miglioramento e di modifica delle norme pensate dal Governo, ma siamo stati poi anche costretti a prendere atto che la SMAC era frutto di una scelta politica irrinunciabile del Governo stesso, che se ne assumeva l’intera responsabilità politica, pur affermando di essere disponibile a collaborare per ridurre il più possibile il suo impatto ed i suoi oneri sugli operatori economici. A distanza di mesi non possiamo però fare finta di non sentire le segnalazioni di molti iscritti all’ordine, che sulla loro pelle vivono il disagio e la rabbia dei propri clienti, i quali protestano per l’imposizione di uno strumento obbligatorio fiscale come la SMAC che pesa interamente sulle loro spalle e contrasta con le generali richieste di semplificazione ed efficienza delle procedure amministrative. Quella che potrebbe essere un’occasione di lavoro per i commercialisti in questo periodo di riduzione drastica dei fatturati, rischia seriamente di trasformarsi in un faticoso percorso di assistenza ai clienti irto di problemi e di errori. Va dato atto che l’Ufficio Tributario, anche nell’ultimo incontro, si è proposto positivamente, offrendo la sua piena collaborazione per affrontare questo periodo di sperimentazione, ma di certo ci attenderanno mesi pesanti per l’avvio definitivo della SMAC. Il Consiglio dell’Ordine, al di là dell’assunzione di responsabilità del Governo per questa scelta politica, non può non puntare il dito sul Sindacato per questa situazione paradossale e conflittuale che si è venuta a creare. Non si può infatti dimenticare il ricatto della piazza sbattuto sotto il naso del Governo dai Sindacati per costringerlo a varare con esagerata urgenza uno strumento di accertamento dei redditi dei lavoratori autonomi, identificato poi con la SMAC. Uno strumento inadeguato a livello strutturale e funzionale, mancando di quella diffusione generale e di quelle dotazioni informatiche indispensabili per un corretto funzionamento. Della serie: La gatta frettolosa fece i gattini ciechi. E così oggi, a ridosso del 1° gennaio, data fatidica di inizio integrale del sistema SMAC, perché così voluto anzi imposto dai Sindacati, ci troviamo in una situazione di oggettivo ritardo nello sviluppo della rete SMAC, ma anche nella preparazione all’uso dei mezzi tecnologici da parte delle categorie. Come minimo sarebbero necessari altri sei mesi di proroga, sperando che siano sufficienti. Anche per testare il funzionamento o il malfunzionamento della SMAC, cosa non certo da sottovalutare. La nostra proposta è di non cedere ulteriormente al ricatto che i Sindacati continuano a usare facendo pressione sul Governo, almeno per quanto riguarda l’entrata a regime della SMAC dal prossimo 1° gennaio, almeno finché il sistema SMAC non sia reso funzionale e semplificato, alla portata di tutti ed a costi ragionevoli.
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