Commercialisti sammarinesi: equità, ma per tutti
commentare, mi pare. Sembra però che nessuno degli osannatori istituzionali degli organismi internazionali se lo ricordi.
Ma chiariamo una volta per tutte la posizione dei Commercialisti sulla riforma. Una posizione critica, perché i liberi professionisti sono stati "stranamente" relegati ad un trattamento di tassazione separata del 17% con possibilità di dedurre solo i contributi previdenziali: nessuna altra deduzione invece riconosciuta ai lavoratori dipendenti, i quali solo con un reddito di circa 70.000 euro verranno a pagare le stesse imposte degli autonomi. A ciò si aggiunga l'assoggettamento ad una ritenuta alla fonte che porterà tanti professionisti ad essere creditori dell'erario. Invece i commercialisti hanno prioritariamente chiesto di mantenere l'attuale opzione tra aliquota proporzionale e progressiva, per tutelare i redditi dei più giovani o dei professionisti colpiti dalla crisi economica che si sta abbattendo pesantemente sull'economia sammarinese. Però dopo avere incassato già un diniego dalle Finanze, i commercialisti hanno fatto proprio il principio dell'equità, l'unico che assicura il rispetto del principio costituzionale di partecipazione alle entrate dello Stato nel rispetto della capacità reddituale. Il principio puro di equità si può però sintetizzare solo nella definizione "parità di imposte a parità di reddito". Il resto sono agevolazioni o privilegi per qualcuno. E la posizione deliberata all'unanimità dalla recente assemblea dei commercialisti sammarinesi è, non a caso, coincidente con l'equità. Quindi la riforma fiscale dovrà, per i commercialisti sammarinesi, essere orientata ad assicurare la parità di trattamento dei redditi di tutte le persone fisiche. Ossia indipendentemente dal fatto che abbiano origine dal lavoro dipendente o autonomo o dall'esercizio d'impresa, le entrate dichiarate nella dichiarazione dei redditi dovranno essere oggetto del medesimo calcolo dell'imposta, che dovrà perciò portare allo stesso risultato. Quindi un dipendente, un professionista, un artigiano, un commerciante, un imprenditore, un azionista dovranno pagare le stesse imposte sullo stesso reddito. Invece già si intravvede la concessione una riduzione dell'impatto dell'IGR sulle buste paga a fronte di minacce del sindacato di "asfaltare" il Governo, mentre già notiamo tra le righe della riforma un trattamento di favore per i dividendi percepiti dagli azionisti, che pagheranno solo il 17% più una piccola ritenuta alla fonte, nel silenzio generale. Ebbene si sappia che quanto si sta preparando all'orizzonte non avrà a maggior ragione il consenso dei liberi professionisti. A questo punto non ci resterebbe che rivendicare con forza il trattamento dell'aliquota proporzionale del 17%, però con le stesse deduzioni dei dipendenti, in nome di quella parificazione degli studi professionali alle imprese riconosciuta dalla miniriforma fiscale del 2007, che aveva stabilito gli stessi criteri di determinazione del reddito imponibile per costi e ricavi. Effettivamente uno studio professionale è gestito come un'impresa di servizi, con gli stessi costi e gli stessi ricavi, per cui non v'è ragione di sostenere che non sia equiparabili anche a livello fiscale.
Per concludere posso testimoniare la determinazione ed il senso di responsabilità dei commercialisti ed in generale dei liberi professionisti in questo momento di confronto con il Governo e le parti sociali ed economiche del Paese: non mancherà la nostra voce sui mass media e siamo pronti a mettere in campo, se necessario, forme di protesta e di mobilitazione adeguati.
MARINO ALBANI
Presidente Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili RSM
San Marino, 19 settembre 2013/1713 d.f.R.