Commercialisti sammarinesi: equità, ma per tutti

Commercialisti sammarinesi: equità, ma per tutti.
Ho ricevuto ieri l'incarico dal Consiglio dell'Ordine di fare pubblicamente una serie di precisazioni importanti, visto il clima creatosi e lo scontro sociale che viene fomentato in maniera irresponsabile dai soliti noti, fermi ad una visione antistorica della lotta di classe. Non passa giorno che qualcuno non prenda pubblicamente la parola per dire la sua sulla riforma fiscale. Dal medico famoso alle mamme preoccupate, passando per i comunicati sindacali, tutti si riempiono la bocca di slogan e di luoghi comuni per dimostrare il solito teorema: la riforma peserà solo sulle spalle dei lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi continueranno ad evadere perché non ci sono gli strumenti per accertare i loro redditi. Onde per cui bisogna abbassare drasticamente le imposte ai dipendenti e mettere in piedi una volta per tutte un rigido sistema di accertamento sui lavoratori autonomi per fare emergere i loro redditi sommersi. Come se ad evadere ci siano solo i lavoratori autonomi e non anche i dipendenti con il loro doppio lavoro o i loro fuori busta. Francamente ho il fondato dubbio, nella migliore delle ipotesi, che questi signori e queste signore non conoscano la legge vigente dell'IGR, ma soprattutto che non abbiano neanche letto il progetto di riforma. Diversamente sono in malafede. Infatti, per quanto riguarda l'accertamento anche adesso, con la legge vigente, l'Amministrazione finanziaria potrebbe fare efficaci accertamenti sui redditi sia a lavoratori dipendenti che autonomi, oltreché alle imprese. A cominciare dall'accertamento sintetico, che si baserebbe su reddito dichiarato, proprietà e tenore di vita. Perché non vengono fatti? Non devo accusare o giustificare nessuno, ma non spetta a me rispondere a questa giusta domanda che sta cominciando a girare. Eppure l'ordine dei commercialisti da anni dichiara pubblicamente di non temere gli accertamenti, ma anzi sostiene che devono essere fatti, nell'interesse comune. Nel progetto di riforma, poi, gli strumenti di accertamento addirittura sarebbero sensibilmente aumentati e la nuova procedura sarebbe anche snellita per renderla più veloce ed efficace. Basterebbe avere l'onestà intellettuale di leggere quello che è scritto, nella legge e nel progetto di legge reperibili sul noto sito web pubblico. Invece questi signori e queste signore si riempiono strumentalmente la bocca o i comunicati di falsità, fedeli a una certa teoria politica per cui le bugie ripetute tante volte diventano verità. Quanto alla richiesta sindacale di tagliare drasticamente le imposte ai lavoratori dipendenti, perché la riforma rappresenta un salasso insostenibile per le loro famiglie, vorrei ricordare che il Fondo Monetario Internazionale, nel suo ultimo report su San Marino, raccomanda di allineare l'imposizione sul lavoro dipendente alla media europea. Sì perché l'imposta sammarinese è oggi pari ad un terzo di quella media europea. Non c'è molto da
commentare, mi pare. Sembra però che nessuno degli osannatori istituzionali degli organismi internazionali se lo ricordi.
Ma chiariamo una volta per tutte la posizione dei Commercialisti sulla riforma. Una posizione critica, perché i liberi professionisti sono stati "stranamente" relegati ad un trattamento di tassazione separata del 17% con possibilità di dedurre solo i contributi previdenziali: nessuna altra deduzione invece riconosciuta ai lavoratori dipendenti, i quali solo con un reddito di circa 70.000 euro verranno a pagare le stesse imposte degli autonomi. A ciò si aggiunga l'assoggettamento ad una ritenuta alla fonte che porterà tanti professionisti ad essere creditori dell'erario. Invece i commercialisti hanno prioritariamente chiesto di mantenere l'attuale opzione tra aliquota proporzionale e progressiva, per tutelare i redditi dei più giovani o dei professionisti colpiti dalla crisi economica che si sta abbattendo pesantemente sull'economia sammarinese. Però dopo avere incassato già un diniego dalle Finanze, i commercialisti hanno fatto proprio il principio dell'equità, l'unico che assicura il rispetto del principio costituzionale di partecipazione alle entrate dello Stato nel rispetto della capacità reddituale. Il principio puro di equità si può però sintetizzare solo nella definizione "parità di imposte a parità di reddito". Il resto sono agevolazioni o privilegi per qualcuno. E la posizione deliberata all'unanimità dalla recente assemblea dei commercialisti sammarinesi è, non a caso, coincidente con l'equità. Quindi la riforma fiscale dovrà, per i commercialisti sammarinesi, essere orientata ad assicurare la parità di trattamento dei redditi di tutte le persone fisiche. Ossia indipendentemente dal fatto che abbiano origine dal lavoro dipendente o autonomo o dall'esercizio d'impresa, le entrate dichiarate nella dichiarazione dei redditi dovranno essere oggetto del medesimo calcolo dell'imposta, che dovrà perciò portare allo stesso risultato. Quindi un dipendente, un professionista, un artigiano, un commerciante, un imprenditore, un azionista dovranno pagare le stesse imposte sullo stesso reddito. Invece già si intravvede la concessione una riduzione dell'impatto dell'IGR sulle buste paga a fronte di minacce del sindacato di "asfaltare" il Governo, mentre già notiamo tra le righe della riforma un trattamento di favore per i dividendi percepiti dagli azionisti, che pagheranno solo il 17% più una piccola ritenuta alla fonte, nel silenzio generale. Ebbene si sappia che quanto si sta preparando all'orizzonte non avrà a maggior ragione il consenso dei liberi professionisti. A questo punto non ci resterebbe che rivendicare con forza il trattamento dell'aliquota proporzionale del 17%, però con le stesse deduzioni dei dipendenti, in nome di quella parificazione degli studi professionali alle imprese riconosciuta dalla miniriforma fiscale del 2007, che aveva stabilito gli stessi criteri di determinazione del reddito imponibile per costi e ricavi. Effettivamente uno studio professionale è gestito come un'impresa di servizi, con gli stessi costi e gli stessi ricavi, per cui non v'è ragione di sostenere che non sia equiparabili anche a livello fiscale.
Per concludere posso testimoniare la determinazione ed il senso di responsabilità dei commercialisti ed in generale dei liberi professionisti in questo momento di confronto con il Governo e le parti sociali ed economiche del Paese: non mancherà la nostra voce sui mass media e siamo pronti a mettere in campo, se necessario, forme di protesta e di mobilitazione adeguati.

MARINO ALBANI
Presidente Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili RSM



San Marino, 19 settembre 2013/1713 d.f.R.

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