Che le posizioni fra le due confederazioni sindacali non fossero sempre univoche non è una novità, come la recente vicenda della firma sul contratto del pubblico impiego ha messo prepotentemente in luce. In quell’occasione un sindacato ha chiuso la trattativa e accettato le condizioni raggiunte, l’altro no. Ma che il livello di spaccatura fosse arrivato a quello dimostrato in questi giorni, pochi se lo aspettavano. Ad essere contrapposti l’uno all’altro sono i leader delle due federazioni più forti: quelle dell’industria; oggetto del contendere: la discussa e critica legge di riforma del mercato del lavoro. Giorgio Felici, che notoriamente di peli sulla lingua non ne ha mai, si spinge ad affermare che su questo aspetto le organizzazioni dei lavoratori hanno imboccato la strada sbagliata. Un mea culpa che suona come un dito puntato sui colleghi e sul sindacato in generale. “Non condivido – spiega Giorgio Felici – la forte contrarietà e la richiesta di bloccare l’iter consiliare. La nuova legge non è esente da lacune ma contiene positive novità e riconosce conquiste raggiunte con l’ultimo contratto di lavoro. Affermare continuamente il contrario – aggiunge Felici – significa svilire l’impegno e i sacrifici delle migliaia di lavoratori che hanno lottato per arrivare alla firma del contratto”. Diametralmente opposta la posizione di Enzo Merlini, segretario dell’altra confederazione, quella del Lavoro. In una lettera aperta al collega Merlini lo accusa di aver cambiato idea, 'di indebolire l’azione del sindacato e di favorire la confusione e la divisione tra i lavoratori, conseguenza – scrive Merlini – di atteggiamenti incoerenti da parte dei dirigenti sindacali”. Divergenze anche sull’altro provvedimento di riforma in procinto di avviare l’iter parlamentare: il tanto discusso intervento in campo previdenziale. Anche sulle pensioni Felici e Merlini non perdono occasione per dissentire: Felici mette in evidenza le debolezze della riforma e parla di buchi e lacune, Merlini condivide ma critica il collega della CDLS accusandolo di aver voluto ricercare un diritto di primogenitura piuttosto che impegnarsi a far diventare queste posizioni patrimonio comune di tutto il sindacato. Insomma lo scontro appare aperto e la divisione mai così marcata.
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