Per quanto riguarda i consumi San Marino registra una controtendenza rispetto all’Italia. Se infatti oltre confine il settore alimentare risulta in ascesa, in Repubblica – fa sapere l’organizzazione degli imprenditori- si riscontra un calo del 6%. A trovarsi in grande difficoltà i piccoli esercizi che difficilmente riescono a reggere la concorrenza con la grande distribuzione. Dall’anno scorso hanno chiuso l’attività per mancate vendite una decina di piccole botteghe d’alimentari. Sopravvivono ancora i piccoli negozi situati in posizioni strategiche e facilmente raggiungibili soprattutto dagli anziani. Con l’inflazione ad essere tagliate - in particolare - le spese ritenute superflue. Con qualche eccezione però rispetto all’Italia. Ad esempio i sammarinesi -nonostante il periodo di recessione- non rinunciano alle vacanze anche se scelgono brevi soggiorni. Il calo percepito – fanno sapere alcune agenzie che operano sul territorio- rientra in un periodo di crisi dovuto all’11 settembre e alla Sars. Una crisi che comunque sta rientrando visto che sul Titano c’è una sorta di cultura del viaggio. Da una indagine dell’unione commercianti emerge quanto sia cambiata la tipologia del cliente che da qualche tempo acquista in maniera più oculata puntando alla qualità del servizio premiando così la professionalità del venditore. Anche in Repubblica- così come in Italia- il settore più penalizzato risulta quello dell’abbigliamento anche se la situazione è ancora sotto controllo. In difficoltà anche le palestre che hanno perso, da quando c’è l’euro, la clientela giovane. Dal presidente dell’USC Marco Arzilli l’invito a cercare la competitività in modo da sfruttare il momento economico sfavorevole rendendosi più concorrenziali con l’Italia.
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