Non si intravedono segnali di distensione tra Industriali e Centrale sindacale Unitaria, nell’annosa vertenza per il contratto. A divedere le parti restano le percentuali di aumento retributivo per il 2009 e il 2010. L’Anis riconosce lo 0,9 per l’anno passato e l’1% quest’anno. La distribuzione ai propri associati delle tabelle con questi aumenti ha riacceso la polemica coi sindacati che insieme all’Osla e al Governo hanno firmato il 9 luglio un accordo con aumenti dell’1,6% per il 2009 e del 2,1% per il 2010. Una differenza che – secondo stime approssimative - significa 2-300 euro in busta paga in un anno per un lavoratore e di 20-40mila euro circa per un’ipotetica azienda con 100 dipendenti. Nell’incontro di Palazzo Mercuri è stato deciso di rivedersi mercoledi’ 10 e venerdì 12 febbraio. Poco altro, se non la ripetzione di posizioni già conosciute e apparentemente irremovibili. Dall’accordo tripartito non si torna indietro, dicono Csu e Segreteria al Lavoro. E l’Anis dal canto suo ribadisce che ai dipendenti del settore industria riconosce la percentuale riferita ai tassi Istat. Oltre la metà degli associati Osla del settore industria – circa 250 - fin da agosto ha accordato ai circa 1000 lavoratori alle proprie dipendenze gli aumenti del tavolo tripartito. “Cosa dobbiamo fare ora”, chiede l’organizzazione degli imprenditori al Governo? Quali sono le tabelle retributive valide? Quelle del tavolo tripartito o quelle dell’Anis? E l’Iss che percentuali deve calcolare per le trattenute ai fini previdenziali? La situazione, anziché semplificarsi, appare sempre più intricata.
Luca Salvatori
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