Una situazione di stress che metterebbe in difficoltà ogni istituto di credito. San Marino questo delicato momento lo ha già vissuto con lo scudo fiscale, mentre altri lo hanno solo simulato. Il rischio liquidità è stato superato, ma i tecnici chiedono misure più efficaci. Guarda lontano, il direttore di Banca di San Marino, Vincenzo Tagliaferro, quando parla di “rischio liquidità”. Un campanello d’allarme che ha suonato nelle settimane scorse, mettendo in evidenza gli effetti dello scudo fiscale, e ribadito ieri, al nostro Tg, ricordando il calo di depositi nei forzieri delle banche sammarinesi. Oggi il denaro impiegato nei finanziamenti alle imprese o ai privati, è ingente. “In termini percentuali – è lo stesso Tagliaferro che lo rileva – si attesta sul 99%”. La crisi allenta la presa molto lentamente e le imprese hanno difficoltà a far fronte agli impegni assunti. Di qui l’allarme delle banche per un rischio liquidità che potrebbe manifestarsi se non si corre ai ripari per tempo. “Le recenti campagne mediatiche – ha ricordato il Presidente di Abs, Pier Paolo Fabbri – non hanno certo aiutato a dare un’immagine positiva delle nostre banche e si deve lavorare per ricostruire quell’appeal che invece ci ha sempre distinto”. Ma accanto al consolidamento d’immagine serve un lavoro politico e istituzionale per assicurare quegli strumenti di protezione che il sistema sammarinese ancora non ha. E’ a questi che fa riferimento Tagliaferro. In primo luogo l’accesso ad un credito anche internazionale, per garantire quei finanziamenti utili ad affrontare situazioni di stress, e poi le anticipazioni sui titoli, la possibilità cioè di tramutare in denaro contante le varie azioni e obbligazioni che fanno parte del patrimonio di ogni banca. Il direttore della Banca di San Marino, chiama in causa Banca Centrale e Governo, e sollecita interventi tempestivi per assicurare la necessaria serenità, di fronte ad una raccolta che in poco tempo è scesa da 14,5 a 9 miliardi di euro.
Sergio Barducci
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