All’indomani della rottura della trattativa tra SCM e Coordinamento Sindacale, e la conseguente proclamazione di 8 ore di sciopero, ci si interroga sul futuro delle aziende sammarinesi controllate dal gruppo. Pronti allo sciopero. La decisione dopo l’incontro di ieri tra la Direzione Aziendale del Gruppo SCM e il Coordinamento Sindacale per discutere della continuazione della Cassa Integrazione Ordinaria per un ulteriore periodo di 13 settimane. I sindacati chiedevano la rotazione della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria senza la sospensione a 0 ore per nessuno dei dipendenti. Richiesta respinta dai vertici aziendali e che ha portato così alla decisione di incrociare le braccia. Le modalità della mobilitazione sono state definite nelle assemblee coi lavoratori questa mattina nelle officine di Rimini e Villa Verucchio. Una situazione che va a ricadere anche sulla già compromessa posizione delle aziende sammarinesi – Steelmec, ES, Minimax - controllate dal colosso. Tra i problemi che ora come ora assillano le organizzazioni sindacali, in primo luogo l’intenzione della Steelmec, azienda leader da 30 anni nella produzione di macchine per la lavorazione del legno, di trasferire i propri stabilimenti in territorio italiano. Inoltre, nulla si sa con certezza sui piani futuri dell’azienda e le prospettive di investimento a San Marino. Programmato intanto per il 16 aprile un incontro richiesto dai sindacati alle Segreterie di Stato per il Lavoro e l’Industria e ai dirigenti aziendali per fare chiarezza sulle reali intenzioni del gruppo. I sindacati puntano naturalmente al mantenimento degli investimenti sammarinesi, dove le divisioni del Gruppo SCM – dicono - sono piuttosto particolari, realtà industriali senza pari in Italia.
Silvia Pelliccioni
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