“Insufficiente e generico”. Così Giorgio Felici, segretario della federazione industria della CDLS, definisce il documento-frontalieri che il Congresso di Stato ha presentato a Roma lo scorso 9 luglio. Secondo Felici, l’Esecutivo non deve limitarsi a chiedere una legge ordinaria per la tassazione dei redditi dei frontalieri, ma entrare nel merito del trattamento attualmente previsto dalla finanziaria e proporre abbattimenti fiscali più sostanziosi per il lavoro transnazionale. La proposta della CSU è nota: aumentare l’area no-tax da 8mila a 15mila euro. Il sindacato dunque non si ferma. In agenda, per il 23 luglio, un nuovo confronto con il Governo ma anche una serie di incontri con i parlamentari italiani di maggioranza e di opposizione. E la questione frontalieri è stata anche al centro della nuova riunione della segreteria CSU che ha confermato il giudizio negativo sul documento predisposto dall’Esecutivo. Questo documento, è l’analisi, non ha colto le proposte avanzate dal sindacato nell’incontro del 7 luglio, con il sostegno degli oltre mille lavoratori che hanno manifestato in piazza della Libertà. La posizione del Congresso di Stato, secondo la segreteria sindacale, è rimasta vaga e incompleta, sia per quanto riguarda la necessità di stabilizzare i rapporti di lavoro, sia sulla posizione che San Marino deve tenere rispetto al problema della doppia imposizione fiscale. Intanto si sta lavorando per organizzare una manifestazione che potrebbe tenersi a Roma agli inizi dell’autunno. Obiettivo: sollecitare il Parlamento italiano al varo di una legge che recepisca la richiesta di giungere a un prelievo fiscale equo per i frontalieri.
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