Csdl: un questionario su donne e lavoro a San Marino
Il 40% dice di aver subito discriminazioni. Ad esempio quando il datore di lavoro si accerta, al colloquio di assunzione, delle intenzioni future della lavoratrice, se desidera avere figli. La gravidanza, molto spesso, diventa la ragione per cui vengono interrotti rapporti di lavoro. Un 12,8% delle intervistate denuncia inoltre di essere stata costretta a svolgere, al ritorno dalla maternità, mansioni inferiori. Alcune lamentano di aver subito pressioni psicologiche e molestie verbali e sessuali. Un tre per cento dichiara di non essere stata scelta per mancanza di requisiti fisici. Emerge inoltre che faticano a raggiungere ruoli professionali più elevati a causa di pregiudizi culturali. Ma c’è anche un aspetto paradossale, e per certi versi inquietante: dichiarano di subire discriminazioni da parte di altre donne, soprattutto quando occupano posizioni di potere.
Nelle scelte professionali incide, come è ovvio, anche la famiglia. Rispetto al passato c’è una condivisione dei ruoli, una collaborazione che cresce, anche se le responsabilità maggiori ricadono sulle spalle delle donne. Il contributo del partner nel lavoro domestico si concentra più che altro sulla cura dei figli. Ed è la presenza di bambini piccoli o di famigliari non autosufficienti ad incidere sulla partecipazione femminile al mondo del lavoro.
Il fattore tempo ha un ruolo determinante. Perché è sempre più difficile trovare un equilibrio tra impegni famigliari e professione. Per questo, durante il convegno, è emersa l’esigenza di intervenire sulla flessibilità dell’orario di lavoro, oltre che sulle politiche famigliari e quelle educative. L’obiettivo è quello di considerare la lavoratrice non più come un rischio, ma una risorsa. Poi, dalle relatrici, è arrivata la proposta di puntare l’attenzione su come gli uomini vivono la presenza femminile, per scoprire il loro punto di vista. Perché se è vero che le donne stanno cambiando, anche gli uomini lo stanno facendo.