Csu: "PA, piena efficienza e razionalizzazione della spesa vanificati dal ruolo della politica"
Per la PA si pone piuttosto una problematica di piena efficienza nella gestione. Una efficienza che è inficiata dal ruolo di "controllo" della politica che impedisce una piena autonomia ai diversi settori della Pubblica Amministrazione. Dal punto di vista della spesa pubblica, a San Marino la normativa e la stessa prassi sugli appalti hanno dato origine a diverse storture e anomalie, che si traducono in rilevanti costi aggiuntivi per lo Stato. Spesso accade che un'azienda si aggiudica un appalto per una cifra, e alla fine la spesa dell'opera finita aumenta notevolmente; a volte è arrivata ad essere fino a sei volte la previsione iniziale.
In questa grave anomalia, rileviamo forti responsabilità anche della stessa politica, che non ha ancora realizzato una profonda riforma del sistema degli appalti, che realizzi un quadro di piena trasparenza ed eviti questi rilevantissimi scostamenti tra i preventivi di spesa e i costi finali. Questa decennale commistione tra politica e affari è uno dei mali più gravi di San Marino. Chi dovrebbe occuparsi dell'interesse generale dei cittadini, e quindi anche di tenere in ordine i conti pubblici evitando sprechi e anomale lievitazioni dei costi, spesso di fatto si preoccupa principalmente dei propri interessi economici; tutto ciò arrecando un grave danno ai cittadini e al paese.
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E che fine ha fatto la spending review? Si è trattato di un lavoro enorme fatto negli ani scorsi da un gruppo di esperti e tecnici, che aveva evidenziato centri di sprechi e inefficienze nella PA; ma Governo e politica non hanno ancora avviato una vera iniziativa volta ad eliminare questi centri di spreco e a realizzare una profonda riorganizzazione della struttura pubblica all'insegna della piena efficienza e del risparmio. Quali interessi ci sono dietro?
Lo stesso Governo ha anche brillato di inerzia rispetto al grave problema della monofase non pagata, che ha sottratto e continua a sottrarre ingentissime risorse al Bilancio dello Stato. Fino al 2012 le somme perse sono stimate in circa 200 milioni di euro; successivamente, i "professionisti delle inadempienze" hanno messo a segno un altro primato, con altri 83 milioni di euro solo nel biennio 2013/2014. Anche queste enormi somme non riscosse sono, di fatto, esborsi per lo Stato.
Oltre a ciò ci sono aziende che beneficiano di defiscalizzazioni e altre agevolazioni in maniera del tutto indebita; tra queste, anche aziende che si avvalgono di lavoratori in nero, e ciò rappresenta una gravissima violazione delle leggi oltre che un ostacolo alla occupazione dei tantissimi lavoratori disoccupati, che potrebbero trovare in queste attività un posto di lavoro regolare.
A proposito del presunto sbilancio nei trattamenti tra lavoratori pubblici e privati, nella Pubblica Amministrazione va considerato che vi sono molte figure professionali che non hanno nessuna equivalenza nel settore privato. Allora come si fa a dire che le paghe di queste figure della PA sono più alte se non si possono fare paragoni con il privato? Oltre a ciò, alcune tra le figure più a basso reddito dell'intero paese sono proprio nella PA, per non parlare del taglio di stipendio che i dipendenti dello Stato hanno subito nel 2014, dell'1,5% per tutti, e addirittura del 6,5% per i precari.
In questo contesto non va dimenticato che la stessa PA da decenni si fa carico di sopperire alle inadempienze delle aziende private rispetto alla legge che impone a tutte le imprese l'assunzione di persone disabili, una ogni venti dipendenti. Una legge del tutto disattesa, per cui il settore pubblico rappresenta l'unico sbocco per i lavoratori disabili o invalidi.
In conclusione, piuttosto che cercare di dividere il paese, già sufficientemente frantumato, è giunta l'ora di fare capire al Governo che è giunto il momento di passare ai fatti, invocandoli di smettere di dare quei ridicoli numeri su fantasiosi investimenti in divenire...
Comunicato stampa CSU