Cultura e manovia, la nuova economia al Forum di San Patrignano
L'idea è di cambiare il modo di vedere l'industria: la cultura non è poi così estranea alla catena di montaggio. Gli scrittori potrebbero tornare in fabbrica, gli artisti raccontare i processi produttivi e le imprese aprirsi a varie dimensioni culturali, così come avveniva in Italia negli anni '50. E' la speranza del giornalista Antonio Calabrò, tra gli ospiti di una tavola rotonda dedicata ai futuri modelli di sviluppo.
Attività 'positive', sostenibili, come quella delle benefit corporation, imprese che insieme al profitto hanno l'obiettivo di creare utilità sociale. In Italia ce ne sono già una ventina. Ma in questi casi chi ci assicura che intenzioni così nobili non si trasformino in utopia? Il compito passa a studiosi e politica. “Intellettuali di una certa età, abituati a studiare un vecchio paradigma, fanno fatica a sintonizzarsi con il nuovo che sta emergendo”, ha commentato Stefano Zamagni, docente di economia all'Università di Bologna. “Sarebbe bene se da parte della classe politica – ha proseguito – ci fosse comprensione e sforzo per accelerare il processo di transizione”.