Disoccupati, ma non tutti disposti a lavorare
Famoso, ad esempio, il caso portato alla ribalta dall’Osla, del ragazzo che aveva rifiutato un lavoro perché gli orari non gli permettano di continuare a frequentare la palestra. Episodio limite? Non proprio, sempre secondo l’Osla, che riceve le chiamate di protesta delle aziende quando le loro domande di lavoro non hanno buon esito: “La prima domanda – spiegano – è sapere dov’è l’azienda, se è lontana da casa loro. Poi si informano sulla paga, infine sulle mansioni. I rifiuti più frequenti riguardano gli orari di lavoro non compatibili con le proprie esigenze, i turni invece dell’orario continuato. Alcuni si presentano accompagnati dai genitori, che sostengono il colloquio al posto dei loro figli. Altri ammettono candidamente di rifiutare perché aspettano la chiamata dalla Pubblica Amministrazione”.