Donne discriminate sui luoghi di lavoro? Posizioni a confronto
Le categorie economiche rispondono alle accuse del sindacato che ieri è tornato a ribadire che la maternità è spesso un diritto ostacolato o negato. “ non ci sono casi eclatanti – rispondono Anis e Osla – e non abbiamo vertenze di questo genere tra i nostri associati”. Il rapporto tra datore e dipendente prevede anche uno scambio di informazioni. Tra cui le domande sulla famiglia e i figli. Ma questo rientra nelle esigenze sia dell’una che dell’ altra parte. Di diverso parere l’ indagine della Csdl: tre donne su dieci hanno denunciato di essere state sottoposte nei colloqui per l’assunzione a domande sul privato, con la convinzione nei datori di lavoro che la maternità sia un ostacolo da evitare a tutti i costi. Per la Csdl a questa discriminazione se ne aggiungono altre come le pressioni psicologiche e il ricollocamento, al rientro dalla maternità, in mansioni inferiori. “ nessun cambio di mansionario – replicano le categorie – è normale che dopo il rientro da una lunga assenza le aziende si siano organizzate diversamente”. Una polemica per Osla alimentata anche dal contesto elettorale, mentre Anis consiglia di vedere le statistiche occupazionali per smentire eventuali discriminazioni. E i numeri della statistica relativi a giugno dicono che nel privato le donne occupate rappresentano il 38 per cento dell’intera forza lavoro. nell’ultimo anno sono calate nel manifatturiero: 25 unità, mentre settori come il commercio e finanziario registrano dei balzi in avanti rispettivamente di 153 e 46 lavoratrici.
Giovanna Bartolucci
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