ECSO ancora sulle banche e sulla loro crisi

ECSO ancora sulle banche e sulla loro crisi.
Superamento della crisi: Facile è parlare dei problemi del passato, meno delle strategie future. Le principali debolezze del sistema finanziario sammarinese sono la scarsa diversificazione della clientela e l’insufficiente livello di competenza degli operatori. Il primo punto è facile da comprendere ma ben più difficile da risolvere. Occorrerebbe aumentare la clientela non-sammarinese e non-italiana, ma per farlo è necessario risolvere il secondo punto su cui San Marino è sempre stato abbastanza restio a fornire concessioni, vale a dire attirare personale qualificato, possibilmente non italiano.
Il personale altamente qualificato nel campo finanziario è abituato a muoversi e trasferirsi a seconda delle opportunità di mercato, ma non è abituato a muoversi in un paese che non gli concede la residenza per principio. Nessun inglese o americano si trasferirà mai a lavorare da semi-clandestino a San Marino.
Nei paesi concorrenti succede il contrario: prima si prospettano le gioie della residenza nel paese, vedi il cantone di Zug in Svizzera, Malta e Hong Kong, giusto per citare qualche esempio. Poi si offre il lavoro. In Lussemburgo c’è una fiorente attività finanziaria dovuta certo alla riservatezza che offre un paese unico nel suo status di paese Europeo con segreto bancario. Ma il Lussemburgo prospera perché una qualsiasi multinazionale è incentivata a trasferirsi nel paese dalla possbilità, tra le altre cose, di trovare tutto il personale che necessita.
Ora, a San Marino, quanto Direttori Contabili ci sono che parlano correttamente inglese e che hanno esperienze significative di lavoro all’estero? O Direttori Marketing? Ben pochi, (certo non si vuole attaccare gli attuale operatori ).
Quindi, la prima via di uscita dalla deriva odierna dovrebbe essere quella di attirare personale straniero (non-italiano) di alto livello, in grado di diversificare geograficamente l’attività finanziaria e apportare conoscenze.
Personale qualificato aumenterebbe anche il moltiplicatore economico, spendendo in Repubblica i propri emolumenti e trasferendo capitali propri. La clientela seguirebbe dopo qualche tempo il trasferimento di questi nuovi operatori, aggravando quindi la crisi odierna con un aumento dei costi non corrisposto da un immediato aumento di ricavi. Stiamo parlando di investimenti per il futuro e quindi questa sfasamento temporale è assolutamente accettabile. Tuttavia, si potrebbe accorciare questa fase con la trasformazione da off-shore (prevalenza di capitali di non residenti) a centro in-shore, dove i capitali fanno riferimento a residenti (ma non necessariamente cittadini). Ancora una volta ci si deve ispirare ai successi di Montecarlo e della Svizzera.

Lorenzo Busignani

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