La moneta europea continua a sfiorare quota 1.50 sul dollaro e anche se nessuno vuole inutili allarmismi, la preoccupazione c’è ed è grande. Soprattutto per i danni che un euro troppo forte può recare ad una ripresa già incerta. L’orientamento dell’eurogruppo, riunito in Lussemburgo, sembra essere quello di considerare gli attuali livelli raggiunti dal cambio euro-dollaro come molto vicini alla soglia limite. Il presidente Jean Claude Juncker ha già detto che "se il cambio continua sulla strada delle ultime settimane" ci sarà da preoccupasi, "ad un certo momento". Il dollaro da marzo ha perso oltre il 18% del suo valore. Un euro a quota 1,50 non fa paura ai ministri dell'economia, ma un euro in corsa, come é stato nelle ultime settimane, sì. Per ora Eurogruppo e Bce da una parte e Stati Uniti dall'altra si limitano a uno scambio di segnali di fumo, ovviamente verbali. Sul proscenio dei cambi non c'è solo il dollaro ma anche lo yuan. Senza contromisure un euro super potrebbe infatti concedere un vantaggio notevole al Dragone cinese. I leader mondiali stanno cercando di arginare questa ''svendita'' di dollari a livello globale, con la sola eccezione di Obama che ovviamente favorisce una moneta debole perchè permette di migliorare la bilancia commerciale americana favorendo maggiori esportazioni. Sull’altra sponda dell’oceano pesa il fatto che l’Europa è un continente “costoso” e avere una valuta forte pende sulle nostre teste come la spada di Damocle.
Sonia Tura
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