L’Europa pensa ad uno scudo fiscale per i capitali depositati all’estero

L’Europa pensa ad uno scudo fiscale per i capitali depositati all’estero.
Sulla stampa specializzata continua ad essere riproposta l’ipotesi di uno scudo fiscale, mirato ai rimpatri di capitali detenuti dai cittadini europei all’estero.
Gli scudi fiscali del Governo italiano, negli anni 2001 e 2003, determinarono un rientro di oltre 46 miliardi di euro nel circuito bancario italiano: il 2,2% - e cioè circa un miliardo di euro - arrivò da San Marino. Ora si sta studiando una misura analoga a livello europeo, come riferisce Il Sole 24 Ore. Potrebbe essere attuata verso la fine dell’anno. Il modello dovrebbe essere simile a quello già sperimentato dall’Italia nel senso che a coloro che procederanno con il rimpatrio dei capitali, verrà garantito l’anonimato e quindi non verranno segnalati al fisco, ma dovranno versare una sorta di penale. Nel 2001 e nel 2003 l’aliquota fissata dagli scudi italiani era del 2,5% e consenti un gettito all’Erario di 2097 milioni di euro. A livello europeo si sta pensando a percentuali molto più alte e cioè attorno al 10%. All’origine della misura, che mira ad un’entrata extra per l’erario dei singoli paesi UE, anche una maggiore liquidità per le banche che – in tempi di crisi finanziaria e recessione – sono più restie nella concessione di crediti alle imprese.

Luca Salvatori

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