Famiglie in difficoltà: un milione non paga mutui e prestiti
Insolvenze per 15 miliardi. Sulla spirale di aumenti dei prezzi nell'Eurozona, l'economista Carlo Altomonte: "Occorre intervenire con uno strumento regolatorio"
Famiglie italiane sempre più in difficoltà: quasi un milione non riesce ad onorare mutui e prestiti. Le rate non pagate sfiorano, in tutto, 15 miliardi. E' quanto emerge dallo studio del sindacato bancario Fabi, che pone tra le cause delle insolvenze l'aumento del costo del denaro, l'incremento dei tassi e la corsa dell'inflazione. La riduzione del reddito disponibile ha portato al non rispetto delle scadenze. Ammontano a 6,8 miliardi le rate di mutui non pagati, a 3,7 quelle del credito al consumo per l'acquisto di beni come, ad esempio, auto ed elettrodomestici mentre gli arretrati su altri prestiti personali toccano i 4,3 miliardi. Sempre secondo la Fabi, circa 6 miliardi del totale sono già classificati come sofferenze, cioè credito che la clientela non rimborserà più. In cima alla classifica troviamo Lombardia e Lazio, ma le difficoltà si stanno estendendo a macchia d’olio lungo tutto lo stivale. Sulla politica di rialzo dei tassi gli economisti si dividono. Per Carlo Altomonte, professore di economia dell'integrazione europea all'Università Bocconi, la risposta della Bce, considerando la natura dell'inflazione, che oggi dipende da una spirale di aumento dei prezzi, è corretta. “Semmai – afferma - dobbiamo fare un passaggio in più, e il passaggio in più che dobbiamo fare è chiederci il perché di questa spirale dentro l'Eurozona. Stiamo vedendo che in particolare sono saliti di molto i profitti delle aziende, che sono riuscite a fare salire i prezzi senza ridurre necessariamente la domanda. In questo caso, quindi, il tema da porsi è se forse non ci sia un problema più strutturale legato alla politica della concorrenza sul mercato interno, legato al potere di mercato di alcune aziende in alcune filiere produttive e che quindi dobbiamo intervenire non solo con lo strumento dei tassi, ma anche con uno strumento regolatorio. Questo forse è il dibattito che manca oggi sulla questione del tasso d'interesse, piuttosto che dividersi in pro e contro”.
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