Non siamo di fronte a una nuova crisi, come quella del 2007-08, ma la situazione è “allarmante”: i prezzi dei prodotti agricoli di base continuano ad essere sotto pressione. Campanello d’allarme il nuovo record, segnato dall’indice FAO di dicembre 2010, balzato a 214,7 punti: in crescita del 4,2% rispetto al mese precedente. E’ il picco più alto da 20 anni a questa parte; la conferma di una preoccupante tendenza al rialzo iniziata nel mese di marzo. L’indice si basa su un paniere composto da materie prime come grano, riso, carne, prodotti caseari e zucchero. Un aspetto positivo c’è: il riso – l’alimento base della maggior parte delle popolazioni africane ed asiatiche – resta ampiamente al di sotto dei massimi del 2008. Così come il grano - quotato attualmente 22 centesimi al chilo –, e il mais: il cui costo è sceso di circa il 15% rispetto a 2 anni fa. A pesare sull’incremento dei prezzi sono soprattutto la carne e lo zucchero: il valore di quest’ultimo è praticamente raddoppiato dal 2008. Secondo la Fao a determinare l’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari sono essenzialmente le restrizioni all’export dei cereali, imposte da grandi paesi produttori come Russia e Ucraina, e la debolezza del dollaro: valuta di riferimento degli scambi delle principali materie prime alimentari.
g.m.
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