Furbetti della monofase: tentato il recupero?

1.500 “furbetti”, come sono stati definiti, fra loro molti che sembrano essere stati ancora più furbi degli altri. Questa è la sensazione, scorrendo il lungo elenco di società inadempienti che il Segretario di Stato all'Industria, Claudio Felici, ha consegnato all'assemblea consiliare. Saltano agli occhi i numeri stratosferici di alcuni dei debitori dello Stato, suddivisi in cinque diverse categorie: crediti certi, immobilizzazioni, crediti incerti, crediti di dubbia e difficile esazione. Si va “dall'imperatore degli evasori”, la San Marino Broker Srl, che deve all'erario oltre 11 milioni e 300 mila euro, fino a cifre di gran lunga più modeste. Ma a leggere attentamente l'elenco emergono alcuni particolari che meritano qualche riflessione, come l'Alexander Textile Groupe, che ha un debito superiore ai 5 milioni di euro, che risulta revocata nel novembre del 2010 per violazione alle norma antiriciclaggio. La ditta si occupava di abbigliamento e la proprietà aveva fatto ricorso avverso il provvedimento di revoca. La domanda sorge spontanea: “è stato tentato il recupero delle somme dovute prima di procedere alla revoca? C'erano le condizioni per mettere sotto sequestro cautelativo beni e strumenti?”. Domande che riguardano altre società revocate e comprese nell'elenco dei grandi debitori, come il Gruppo CSE, revocata nel 2011, prima di pagare 6 milioni e 522 mila euro dovuti al fisco sammarinese, o la Axel Chemicals, nei cui confronti la Guardia di Finanza di Milano contestava il coinvolgimento in una maxi frode fiscale per 5 milioni di euro, poco meno del suo debito con San Marino, arrivato a 3 milioni e 89 mila euro.

Valentina Antonioli

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