Incentivi energetici, Unas: “Un passo indietro, annullare il decreto”

Artigiani sul piede di guerra rispetto al decreto delegato sugli incentivi per interventi di riqualificazione energetica. Chiede di fermarlo o rinegoziarlo. “La Green Economy è risorsa da sostenere, non da boicottare, mettendo in crisi le imprese"

"Un decreto nato in sordina e senza confronto e ci rendiamo conto che, anziché aiutare ad orientare verso la difesa dell'ambiente, crea ostacoli all'operatività e danni alle imprese". E' il Segretario Generale dell'Unione Artigiani Pio Ugolini a bocciare, nel metodo e nel merito, il decreto delegato n.83, approvato a fine aprile.

“Nato nel silenzio più totale”, dice e "peggiorativo" rispetto a quello del 2017. Entra nel dettaglio: “E' stata tolta una parte del fondo perduto, tolta una parte degli incentivi fiscali – dice Ugolini - ma soprattutto l'aliquota sui beni legati a ciò che è proattivo all'ambiente ritorna ad essere al 17%”. E ricorda le tipologie di intervento per cui scompare l'aliquota agevolata al 5%, tra cui: pannelli fotovoltaici e termici solari, caldaie a condensazione, materiali isolanti per l’edilizia, stufe e caldaie a pellet, “di fatto – rileva - tutto ciò che serve a creare energia pulita e a risparmio energetico. Unico bene superstite – dice, parlando di presa in giro – sono le lampadine led, che ormai si trovano dappertutto a basso prezzo”.

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Nel guardare alla realtà italiana, dove per questo tipo di interventi l'aliquota è al 10% invece che al 22%, evidenzia un cortocircuito in due direzioni: “Da un lato, non servirà a fare cassa, anzi, se non c'è l'incentivo il cittadino non è stimolato, soprattutto in questo momento. Dall'altro lato, il cliente potrà rivolgersi al mercato italiano che rischia di divenire più economico”.

Ancora, ricordando il danno per quelle imprese che già hanno confermato preventivi e programmato il lavoro per l'estate, chiede al Governo di annullare il decreto oppure sospenderlo per rivederlo, previo confronto: “Un intervento così – si scalda Ugolini - fatto dalla mattina alla sera, toglie un 12% di marginalità alle imprese, che oggi sono in sofferenza e che dopo oltre un anno stanno sforzandosi per ripartire, riaffacciandosi sul mercato. Chiediamo di riconsiderare il tutto, o almeno pensarlo in una gradualità. Mentre il supporto con il fondo perduto può essere un costo per lo Stato, l'Iva non è un costo. Se non si fanno i lavori – conclude - non c'è niente per nessuno”.

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