Industriali in stato di agitazione: per la prima volta annunciano una sorta di mobilitazione
Che il contratto vada firmato, e anche in tempi brevi, non hanno dubbi. Confermano la volontà di chiudere i negoziati ma ribadiscono la fermezza delle loro posizioni. Nella sede dell’Anis sono già iniziate riunioni fiume e altre si terranno con tutti gli associati. La decisione di decretare uno stato di agitazione degli industriali rompe una consuetudine consolidata da sempre: sono i lavoratori che rivendicano diritti e lottano per ottenerli, ma questa volta, a minacciare, sono gli imprenditori e questo disorienta. Chiedono risposte certe e celeri. Vedono assottigliarsi il fatturato di giorno in giorno, per una serie di ragioni perdono commesse e competitività, pretendono un cambio di passo. Lo chiedono alla politica ma anche ai sindacati auspicando una nuova stagione di relazioni industriali, più costruttiva e meno conflittuale. Il rinnovo dei contratti – affermano – non può prescindere dal ritrovato rapporto con l’Italia, ma anche dalle riforme che non possono più attendere, dal taglio della spesa pubblica. Non hanno gradito la stroncatura della loro Istanza d’Arengo, con la quale chiedevano il pareggio di bilancio e un tetto della spesa pubblica, al 70 per cento delle risorse, e spingono sulla politica per accelerare l’ammodernamento e per restituire competitività all’intero sistema. Alle organizzazioni sindacali riconoscono di aver fatto importanti passi in avanti, ma insistono sulla necessità di guardare in prospettiva e le invitano a ricercare una posizione unitaria, ad arrivare ad una visione comune per superare l’ultimo scoglio che ancora si frappone alla firma: quello retributivo. Confermano la volontà di coprire l’inflazione ma ribadiscono l’esigenza di lasciare aperta la possibilità di rivedere tutto se la situazione dovesse cambiare radicalmente.
Sergio Barducci
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