Introduzione di un tributo “di soggiorno” per i Comuni e compartecipazione all’Irpef
Si alzano le barricate dei no contro l’eventuale tassa di soggiorno da applicare ai turisti: i Comuni temono di perdere quote di mercato. Ma c’è anche chi, facendo i conti della serva, pensa a quanti soldi potrebbero essere incassati e, quindi, reinvestiti. Da Genova ad esempio, l’assessore regionale al Turismo Angelo Berlangieri parla di tassa non sostenibile: “Viviamo una situazione di forte competitività coi Paesi vicini, dove l’aggravio fiscale per gli operatori è inferiore al nostro. Loro hanno l’Iva al 4,5%, noi al 10. Potrebbe essere un boomerang fiscale molto doloroso per l’economia locale”. Anche il sindaco Zoffoli e la giunta comunale di Cervia si sono detti totalmente contrari all’introduzione di nuove tasse. Dal comune di Cesenatico suggeriscono piuttosto di recuperare l’Iva: “La riforma federalista – commenta il sindaco Panzavolta – dovrebbe girare agli enti locali una parte dell’Iva incassata dallo Stato e che i nostri turisti già pagano quando trascorrono le loro vacanze in Italia”. Solo Rimini è leggermente fuori dal coro, anche se non completamente. L’assessore al bilancio Antonella Beltrami non butta via l’idea: “Nove milioni di presenze all’anno, a un euro al giorno, sono nove milioni di euro”. Ma l’assessore al turismo Melucci non è d’accordo: “Abbiamo già l’Iva turistica più alta rispetto ai nostri concorrenti, così perderemmo altre quote. Il turismo viene considerato una mucca da mungere”. Il dibattito, insomma, è aperto.
Francesca Biliotti
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