Disoccupazione, cassa integrazione, part-time. La crisi ha un suo vocabolario e le famiglie rispondono con una sola parola: tagli. Quattro su dieci sono state costrette a ridurre il carrello della spesa e il 60 per cento tra rinunce e necessità ha dovuto cambiare il menù. Cambiano quindi i gusti in tavola, che si adattano alle risorse del portafoglio. Si fa inoltre più frenetica la caccia alle promozioni. Lo scorso anno gli hard-discount hanno registrato un aumento delle vendite, rispetto al 2008, di oltre il 15%. E i consumi a tavola non decollano, anzi registrano una nuova contrazione. Calano, in particolare, le vendite di pane, vino, carne bovina, olio d'oliva. Il 35% delle famiglie opta inoltre per prodotti di qualità inferiore. Il consumatore va cauto nella scelta dei prodotti e cerca di far quadrare il più possibile i conti. In genere spende attorno ai 475 euro mensili. La Confederazione Italiana Agricoltori parla di un generale impoverimento. Nonostante il boom degli hard-discount il supermercato resta comunque il luogo di acquisto prevalente, soprattutto nel centro-nord. Il 17,2% delle famiglie acquista invece agli ipermercati.
Monica Fabbri
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